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In pensione tre mesi dopo dal 2027: il Governo frena sugli aumenti

di Anna Fabi

16 Gennaio 2025 08:02

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Giorgetti frena sull'aumento dei requisiti pensionistici per le aspettativa di vita: possibile sterilizzazione, nessun decreto prima della scelta politica.

Negli ultimi giorni, il tema degli scatti per le aspettative di vita ha acceso il dibattito pubblico sulle pensioni in Italia. Al centro della vicenda, le segnalazioni della CGIL riguardo l’applicazione anticipata degli adeguamenti nei simulatori dell’INPS e la successiva rimozione degli stessi.

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è intervenuto per chiarire la posizione del governo e offrire rassicurazioni sui futuri interventi normativi.

Requisiti età pensionabile: cosa dice la RGS

Secondo l’aggiornamento 2024 della Ragioneria Generale dello Stato (RGS), basato sulle proiezioni ISTAT, i requisiti pensionistici dovrebbero adeguarsi all’aspettativa di vita. Nello specifico, dal 2027 l’età per la pensione di vecchiaia dovrebbe effettivamente prevede uno scatto di tre mesi, passando quindi a 67 anni e 3 mesi. Per la pensione anticipa (basato sui soli contributi versati), si passerebbe pertanto a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Dal 2029, l’asticella si alzerebbe ulteriormente di altri due-tre mesi.

Queste modifiche, definite dai tecnici come automatismi normativi, seguono la legge vigente e sono collegate all’andamento della speranza di vita calcolata dall’ISTAT.

La denuncia CGIL e la reazione INPS

La CGIL ha segnalato che gli scatti previsti per il 2027 sarebbero stati anticipatamente inglobati nei simulatori pensionistici dell’INPS. Successivamente, l’Istituto avrebbe rimosso tali modifiche, sottoponendo il sistema a una manutenzione rapida. Secondo il sindacato, questo episodio avrebbe generato confusione tra i lavoratori in procinto di calcolare la propria pensione futura.

Il chiarimento del Ministro Giorgetti

Interpellato sulla questione, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che al momento non è stato adottato alcun decreto direttoriale che formalizzi tali adeguamenti e che la politica ha adesso il compito di valutare la situazione e prendere una decisione politica.

Io ho dato indicazione alla Ragioneria di aspettare con i decreti direttoriali, perché la politica giustamente avrà tutto il tempo per fare le sue riflessioni e sterilizzare eventualmente questo aumento.

Il Ministro ha ribadito che gli aumenti previsti rientrano nelle prerogative politiche e non verranno formalizzati finché non si avrà una posizione definitiva. L’obiettivo è evitare un impatto negativo sulle aspettative dei lavoratori e garantire stabilità normativa.

Tuttavia, secondo le prime stime giunte da fonti sindacali, per bloccare lo scatto di 3 mesi nel biennio 2027-2028 servirebbero 1,8 miliardi nel 2027 e altri 2,3 miliardi nel 2028. Dunque, oltre 4 miliardi di fondi pubblici.

Riforma Pensioni tra tecnica e politica

L’approccio del Ministro si pone in continuità con le necessità di equilibrio tra la sostenibilità del sistema pensionistico e la tutela dei diritti dei lavoratori. L’aggiornamento delle tabelle RGS è un passaggio tecnico obbligatorio, ma la decisione finale spetta alla politica.

In attesa dei dati ISTAT definitivi, previsti per marzo 2025, il governo dovrà decidere come procedere. Tra le opzioni sul tavolo, la possibilità di mantenere l’attuale età pensionabile senza ulteriori aumenti. Intanto, la discussione politica prosegue, con un occhio ai conti pubblici e uno ai diritti dei lavoratori.

La sterilizzazione degli aumenti, anticipata da Giorgetti, potrebbe rappresentare una soluzione temporanea per evitare un inasprimento del dibattito sociale. Potrebbe poi confluire nella tanto attesa riforma delle pensioni, che su indicazione del CNEL potrebbe riscrivere il meccanismo per l’uscita dal mondo del lavoro slegando il più possibile la pensione dal vincolo dell’età per valorizzare piuttosto il diritto maturato su base contributiva.