I dipendenti pubblici hanno un’opzione in più per gestire il proprio TFR (Trattamento di Fine Rapporto) che, a seguito dell’ultima Finanziaria, ha introdotto modifiche significative andando a interessare anche le PMI.
Per aiutare le imprese a gestire meglio il fondo TFR dei propri dipendenti sono sorte numerose iniziative, come quella recentemente promossa da Intesa Sanpaolo. Altrettanto attiva risulta essere la situazione per quanto riguarda i lavoratori pubblici.
Dopo il Fondo Scuola Espera dedicato al settore dell’istruzione, ieri Aran e i sindacati hanno raggiunto un accordo per l’istituzione di un fondo di previdenza complementare che interesserà 1,3 milioni di lavoratori dei settori di Sanità, Regioni e Autonomie Locali.
La partecipazione al fondo è volontaria e aperta a tutti i lavoratori con qualsiasi forma contrattuale (a tempo indeterminato, determinato e part time) purché di durata superiore a 3 mesi.
Il versamento del contributo è a carico sia del dipendente che del datore di lavoro e sarà pari all’1% della retribuzione utile ai fini del Tfr.
Inoltre, si legge sul Sole 24 Ore, l’Inpdap contabilizzerà:
- il 2% della retribuzione utile al calcolo del Tfr dei dipendenti già occupati al 31 dicembre 1995 e di quelli assunti dal 1?ennaio 1996 al 31 dicembre 2000;
- l’1,5% della base contributiva di riferimento del trattamento di fine servizio secondo le modalità previste dall’articolo 2 commi 4 e 5 del Dpcm 20 dicembre 1999;
- il 100% del Tfr maturato nell’anno per i lavoratori assunti dal 1 Gennaio 2001.
Al raggiungimento dell’età pensionabile il lavoratore avrà diritto alle prestazioni pensionistiche di vecchiaia se ha contribuito per almeno 5 anni al fondo ma potrà comunque ottenere anticipazioni in casi eccezionali (acquisto della prima casa o spese sanitarie) dopo 8 anni dall’iscrizione al fondo.