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Energia green: SENEC, partner delle aziende con soluzioni per ogni esigenza

di Redazione

10 Gennaio 2025 12:02

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SENEC Italia offre soluzioni a 360° per l’autosufficienza energetica, sia alle imprese che agli installatori.

Alle ditte installatrici, SENEC offre componenti per impianti fotovoltaici con l’opzione dell’acquisto dei crediti edilizi. Questo consente agli installatori di avere costantemente la liquidità necessaria per restare sul mercato. Per le aziende che invece appartengono ad altri settori, propone soluzioni di energia green a 360 gradi: «copriamo tutto il panorama delle rinnovabili, dalla realizzazione chiavi in mano di un impianto di proprietà, dalla fornitura di energia semplice, ai PPA (Power Purchase Agreement) al noleggio operativo fino alle Comunità Energetiche» sottolinea Vito Zongoli, amministratore delegato di SENEC Italia.

L’azienda, che dal 2018 fa parte del gruppo tedesco EnBW, sviluppa e produce sistemi di accumulo intelligenti e offre una gamma completa di prodotti e servizi per l’autosufficienza energetica.

Acquisto crediti come strategia di business

Sulla cessione dei crediti, è stata pionieristica. «Ci siamo mossi appena uscita la normativa, c’era ancora il Covid» segnala il Ceo della filiale italiana.

La formula applicata è la seguente: l’azienda compra materiali da installare per un valore pari alla metà di quello dei crediti edilizi ceduti, mentre per la restante metà riceve un rimborso. Esempio: a fronte di 1 milione di euro di crediti, compra 500mila euro di materiale SENEC, e riceve il restante 50% della somma in liquidi al netto degli oneri di cessione. «Il materiale acquistato serve a fare nuove installazioni proseguendo nel business».

Con questo meccanismo, SENEC ha transato 800 milioni di euro di crediti, anticipando liquidità alle aziende. «Un anno fa avevamo in cassetto quasi 250 milioni di euro».

Il punto è che «la legge sulla cessione dei crediti edilizi ha creato un disastro, è stata cambiata talmente tante volte che le banche a un certo punto hanno smesso di accettare i crediti. Noi abbiamo acquistato i crediti dei nostri clienti, con l’obiettivo di rivenderli poi alle banche, facendo valere un potere negoziale diverso rispetto a quello di una piccola azienda. In questo modo, abbiamo ridato linfa vitale alle aziende clienti. In diversi casi, rischiavano il fallimento».

Lo sconto in fattura, introdotto con l’articolo 121 del decreto legge 34/2020, in realtà non è più praticabile: dopo diverse normative che avevano messo paletti al mercato delle cessioni dei crediti, a un certo punto sfuggito di mano, il DL 11/2023 ha definitivamente eliminato questa opzione. Ma negli anni scorsi, quando la normativa lo consentiva, gli installatori lavoravano in gran parte a sconto in fattura. Con conseguenti difficoltà di liquidità a cui questa iniziativa ha fornito una risposta concreta.

Procedure innovative e semplificate

In ogni caso, le difficoltà legate alla cessione dei crediti edilizi permangono. «Ormai cedere un credito significa produrre tonnellate di documenti nel 90% dei casi completamente inutili. La norma esclude la responsabilità solidale delle banche a fronte della presentazione di otto documenti, ma ne vengono comunque richiesti molti di più, con tempi di certificazione biblici e costi nell’ordine del 2-3% del credito».

SENEC ha anche allenato un modello di intelligenza artificiale specializzato nell’analisi documentale dei crediti edilizi. «Noi per acquistare il credito dobbiamo raccogliere specifica documentazione, e dobbiamo quindi essere certi del fatto che siano autentici e coerenti con tutte le disposizioni normative. Abbiamo sviluppato una piattaforma di raccolta documentale dotata di intelligenza artificiale che scansiona il documento e ne riconosce la validità, analizza il contenuto, estrae i dati rilevanti».

«Avrebbero potuto intraprendere un’iniziativa analoga l’Agenzia delle entrate, o l’Enea, fin dai tempi in cui per generare i crediti bastava caricare un pdf e ottenere in automatico il credito d’imposta nel cassetto fiscale. Questo è stato uno dei motivi alla base di tutte le frodi: nessuno ha mai effettuato controlli lato generazione del credito».

Un partner a tutto tondo

L’acquisto dei crediti edilizi si inserisce in una precisa policy aziendale nei confronti dei clienti, ovvero gli installatori di impianti fotovoltaici.

«Per noi l’installatore non è solo un cliente, ma un partner a tutti gli effetti. É il soggetto che ci rappresenta sul territorio. E comunque non sono solo loro a comprare da noi, capita anche il contrario. Ad esempio, nei casi in cui siamo chiamati a installare un impianto come contractor possiamo acquistare il servizio di installazione dai nostri clienti. Lo stesso vale per i servizi di ingegneria, o di manutenzione».

Il rapporto è quindi bidirezionale, «quando si tratta di vendere il prodotto che SENEC produce, vale a dire il sistema di accumulo, siamo noi che vendiamo all’installatore. Quando c’è da fare tutto il resto (servizi, installazioni), può succedere il contrario. Anche nella gestione delle CER comunità energetiche rinnovabili, che stanno crescendo, il rapporto sarà biunivoco».

In prima linea anche nel mercato CER

SENEC da due anni investe anche nelle CER, è fra le prime realtà ad essere entrate nel settore a livello nazionale.

In collaborazione con Northern Power, una società attiva nel campo dell’eolico, nel marzo scorso è stata aperta Radici Rinnovabili, nella provincia di Avellino, in Campania. «Noi siamo gestori e facilitatori, nel senso che facciamo incontrare domanda e offerta, chi produce l’energia e chi la consuma. E collaboriamo con investitori che possono mettere a disposizione delle comunità impianti di produzione».

L’energia prodotta dalla CER è un mix di fotovoltaico ed eolico. Ora vanno in esercizio i primi 400 kW di impianti, ma il numero è in aumento. «Prevediamo altri 3-4 megawatt nel prossimo futuro». Ci sono un impianto fotovoltaico a terra e due mini impianti eolici, per una quantità di energia condivisa stimata in 543 MWh/anno, pari al 48% dell’energia totale immessa, a una tariffa incentivante di circa 50mila euro l’anno, da cui vanno sottratti i costi di gestione. Per ogni nuovo macro lotto di impianti nella comunità devono esserci un’impresa che produce e una che consuma. «Se non troviamo le aziende, facciamo entrare i residenti o il Comune stesso. Ma il primo tentativo è sempre quello di coinvolgere l’impresa».

Zongoli sottolinea le regole di ingaggio della comunità. «Il nostro modello prevede che chi aderisce non abbia responsabilità solidale con chi gestisce la CER. Nessuno lo dice, ma questo è il rischio più grosso delle comunità energetiche. Essendo quasi tutte associazioni semplici, se la società si indebita per comprare un impianto, tutti i soci diventano automaticamente responsabili in solido».

Nel caso di Radici Rinnovabili, una delle prime CER create dopo il decreto del ministero dell’Ambiente del gennaio scorso, si tratta di un’associazione riconosciuta, senza scopo di lucro, con un patrimonio sociale. Il singolo associato non è esposto ad alcun rischio.

Oltre alla tariffa incentivante sull’energia prodotta dagli impianti a energie rinnovabili e autoconsumata, la CER beneficia anche di un corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata di circa 8 €/MWh.

Incentivi al fotovoltaico: analisi e proposte

Sono diversi gli incentivi per il fotovoltaico: sostanzialmente eliminato il Superbonus, resta però la possibilità di applicare la detrazione al 50% sulle ristrutturazioni edilizie delle prime case, fino a un tetto di 96mila euro. Per le imprese, gli investimenti in impianti fotovoltaici sono inseriti, come lavori trainati, nei crediti d’imposta del Piano Transizione 5.0.

Perché agevolare un mercato in crescita?

Vito ZongoliZongoli ritiene che sia corretto prevedere incentivi «fino a quando ce ne saranno ancora sull’oil & gas. E ce ne sono tanti e nascosti. Quello delle energie rinnovabili è un settore più debole e va quindi tutelato rispetto ad altri. Facendo anche le scelte più corrette in relazione all’impatto sul territorio».

Su questo fronte, l’amministratore delegato di SENEC Italia avanza una proposta: «ci vuole una strategia nazionale per stabilire quali siano le aree idonee per l’installazione degli impianti, superando così le eventuali resistenze locali. Si potrebbe puntare su zone di cui non c’è bisogno di cambiare la destinazione d’uso: ci sono centinaia di migliaia di ettari di terre incolte da decenni, che non ha senso tutelare. Uno studio del Politecnico di Milano indica che utilizzando il 2% di terreni incolti in Italia raggiungeremmo gli obiettivi di sostenibilità stabiliti dal PNIEC».

Altro elemento a favore degli incentivi: «negli ultimi dieci anni si è installato tanto residenziale, soprattutto grazie agli incentivi. Ma dove non c’erano agevolazioni, per esempio sulle grandi aziende, è stato fatto poco o niente. Quindi, definirei corretta l’incentivazione. I pannelli fotovoltaici possono essere considerati alla stregua di macchinari. E sull’acquisto di beni strumentali ci sono diverse agevolazioni per le imprese».

A maggior ragione, considerando l’alto prezzo dell’energia, «che alle imprese costa ancora 27/30 centesimi per kWh. Non siamo competitivi con Cina e Turchia, che pagano 4 o 5 centesimi».

Quindi, bene il credito d’imposta 5.0, e anche il decreto Fer X. Il Piano 5.0 incentiva l’acquisto di impianti fotovoltaici per autoproduzione da parte delle aziende prevedendo che concorrano con una maggiorazione del 30, 40 o 50% alla base imponibile di un credito d’imposta basato sul risparmio energetico conseguito. Per utilizzarlo, l’acquisto deve avvenire nell’ambito di un più generale piano di digitalizzazione orientato all’efficienza energetica. Secondo il Ceo, il Piano andrebbe però ritarato su un orizzonte temporale più lungo, non fermarsi a fine 2025. «Dovremmo prendere esempio dalla Germania, con piani decennali e decalage contributivi».

Il decreto Fer X invece prevede tariffe incentivanti sulle rinnovabili, non solo per il fotovoltaico, e altri meccanismi di supporto e semplificazione.

L’offerta SENEC alle imprese

L’azienda punta molto sul mercato delle imprese. Qualche dettaglio sulle soluzioni C&I (Commercial and Industrial): SENEC si occupa di progettazione, installazione ed eventualmente manutenzione di impianti fotovoltaici chiavi in mano come EPC contractor.

Tra le altre opzioni offerte da SENEC alle aziende rientrano i PPA, ossia contratti di lungo termine in base ai quali l’azienda concede uno spazio su cui installare l’impianto, senza sostenere i costi di realizzazione, e riceve energia a un prezzo bloccato. Uno strumento che non è ancora molto conosciuto in Italia, anche perché sono poche le imprese che lo propongono.

«In genere ci posizioniamo sul tetto dell’azienda, restiamo proprietari dell’impianto e vendiamo l’energia green prodotta a prezzo fisso per 20 o 10 anni. È una formula che sta andando bene, perché l’imprenditore non deve investire, e risparmia sui costi dell’energia. Le grandi imprese spesso non dispongono di superfici idonee per impianti che riescano a coprirne il fabbisogno energetico. Invece, su aziende che sono sotto il megawatt, o fra 1 e 2 megawatt di consumi, riusciamo ad avere uno spazio sufficiente o sul capannone, oppure in aree limitrofe. Poi vendiamo l’energia mettendoci dietro il contatore, quindi il cliente non ha fluttuazioni di nessun tipo, per esempio a livello di accise, o di prezzi dell’energia. È come se fosse un autoconsumo, ma con un impianto che l’impresa non ha pagato».

In questo modo non si sottraggono liquidità o capacità di finanziamento, che gli imprenditori preferiscono utilizzare magari per fare investimenti in macchinari e in crescita piuttosto che per un impianto fotovoltaico.

Si può utilizzare l’energia acquistata nell’ambito di un PPA anche per alimentare colonnine di ricarica elettrica. Per i clienti che invece preferiscono acquistare il fotovoltaico, SENEC si occupa oltre che della realizzazione anche della manutenzione.

Un’azienda che vuole effettuare la scelta corretta, deve partire da una dettagliata analisi dei consumi, e sulla base di questo individuare la soluzione migliore. Tendendo presente che «l’idea di un impianto fotovoltaico dovrebbe essere considerata dalla maggioranza delle imprese. I rischi legati alle fluttuazioni dei prezzi dell’energia lo richiedono».