In arrivo un nuovo taglio IRPEF per il ceto medio, con estensione del secondo scaglione fino a 60mila euro di reddito e riduzione dell’aliquota al 33%. E se non ci saranno le coperture per approvare il relativo emendamento alla Manovra 2025, allora ci penserà un apposito decreto legge a gennaio ad attuare questo ulteriore tasello della riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.
Come? Sfruttando il gettito fiscale atteso dal Concordato Preventivo Biennale. Ma i tempi sono stretti e potrebbe slittare tutto a gennaio 2025, con entrata in vigore dal 2026. Vediamo tutto.
Taglio IRPEF al ceto medio dal 2025
Il Governo ha da tempo manifestato l’intenzione di proseguire sulla strada indicata nella riforma fiscale, che mira nel tempo a raggiungere una flat tax anche per i soggetti IRPEF. Per centrare il target si procede scaglione per scaglione, riducendo l’aliquota impositiva ed estendendo la platea dei beneficiari per quelle meno onerose.
L’emendamento alla Legge di Bilancio che propone la riduzione dell’aliquota al 33% dall’attuale 35% per il secondo dei tre attuali scaglioni, e l’allargamento ai redditi fino a 60mila euro rispetto agli attuali 50mila, al momento non ha le coperture per essere approvato.
Spunta dunque l’ipotesi di rinviare a gennaio il taglio dell’IRPEF per il ceto medio, dopo aver già esteso il primo fino a 28mila euro.
L’idea è quella di utilizzare le entrate del CPB, che tuttavia non sta riscuotendo grande successo tra le Partite IVA alle quali è proposto. Bisogna comunque aspettare i dati relativi all’adesione, che si chiuderà in via definitiva il 12 dicembre. A quel punto si potranno fare stime più precise sul gettito atteso e sulle misure che si potranno finanziare con tale tesoretto.
Visti i tempi stretti, l’esecutivo Meloni stia valutando l’ipotesi di introdurre la riforma del secondo scaglione IRPEF in un prossimo decreto, che potrebbe essere approvato nel corso del 2025, possibilmente già nel mese di gennaio.
Riforma del secondo scaglione IRPEF
Si profila dunque un nuovo passo avanti sulla strada, già intrapresa, della riforma IRPEF.
Il primo step è stato rappresentato dall’accorpamento dei primi due scaglioni, che ha esordito nel periodo d’imposta 2024, da compensare però con un graduale riordino delle tax expenditures. A tale scopo, in Manovra 2025 ci sono già specifiche misure di revisione del sistema delle detrazioni, con nuovi tetti per i redditi sopra i 75mila euro.
Il nuovo taglio dell’IRPEF per il ceto medio ridurrebbe le tasse ai contribuenti che ad oggi ricadono nel secondo scaglione, dichiarando percià tra 28mila e 50mila euro. L’aliquota fiscale attualmente applicata è quella del 35%, mentre l’idea è quella di ridurla di due punti scendendo fino al 33%. Allo stesso tempo, si mira ad allargare la platea di contribuenti ammessi a tale fascia impositiva, estendendo il scaglione fino a 60mila euro di reddito.
Scaglioni e aliquote IRPEF oggi
L’imposta sui redditi delle persone fisica si calcola oggi con le seguenti aliquote e scaglioni:
Reddito imponibile e aliquota IRPEF (% per scaglioni €) |
Imposta progressiva sui rediti intermedi (€) |
23% fino a euro 28.000 | 23% sull’intero importo |
35% da 28.001 fino a euro 50.000 | 6.440 + 35% sul reddito che supera i 28.000 fino a 50.000 |
43% oltre a euro 50.000 | 14.140 + 43% sul reddito che supera i 50.000 |
Scaglioni e aliquote IRPEF dopo la prossima riforma
L’imposta si applicherebbe nel secondo modo una volta attuato il prossimo step di riforma:
- fino a 28.000 euro: aliquota del 23%
- da 28.001 a 60.000 euro: aliquota del 33%
- oltre 60.000: aliquota del 43%
Slittamento dal periodo d’imposta 2026
Se questa misura venisse approvata nell’ambito della Manovra si potrebbe applicare già a partire dal periodo d’imposta 2025. Lo slittamento dell’approvazione a gennaio, invece, potrebbe far slittare tutto di un anno, ossia al periodo d’imposta 2026. Questo, perché le misure fiscali non possono essere retroattive.
Quindi, se il taglio dell’IRPEF fosse inserito in un decreto approvato nel corso del 2025, potrebbe essere applicato a partire dal periodo d’imposta 2026 e andrebbe nella dichiarazione dei redditi 2027.
L’attesa per il gettito del CPB
Per finanziare il nuovo taglio IRPEF da applicare al secondo scaglione sarebbero necessari almeno 2,5 miliardi. L’intenzione dell’esecutivo sembra ancora essere quella di inserire la misura nella Legge di Bilancio, come ha specificato il viceministro all’Economia Maurizio Leo:
Abbiamo esteso i termini per il concordato, posticipandoli al 12 dicembre con la speranza di ottenere un gettito aggiuntivo da utilizzare per abbassare l’aliquota a beneficio del ceto medio.
Quindi l’idea resta quella di procedere in questa direzione, ma il punto è che ancora non ci sono le risorse.
Al 31 ottobre scorso, quando si sono chiusi i termini ordinari di adesione al Concordato Preventivo Biennale, erano stibabili entrate per appena 1,3 miliardi di euro. Dopo la chiusura della nuova finestra di adesione, il prossimo 12 dicembre, si conosceranno le cifre precise per valutare la possibilità di inserire la modifica già in Manovra.
Diversamente, se ne parlerà l’anno prossimo, risorse permettendo.
Manovra, CPB e Decreto IRPEF: i tempi di approvazione
I tempi della riapertura dei termini per il Concordato sono in teoria compatibili con quelli dei lavori parlamentari sulla Legge di Bilancio, che va approvata entro la fine dell’anno. Al momento, il Ddl della Manovra 2025 è in commissione Bilancio alla Camera e deve ancora iniziare la fase di dibattito e votazione degli emendamenti, dopo la prima scrematura relativa all’ammissibilità, chiusasi il 20 novembre.
Il testo della Manovra, in base al calendario attualmente ipotizzabile, dovrebbe arrivare in aula alla Camera intorno a metà dicembre e, dopo il via libera di Montecitorio, passare al Senato per essere prevedibilmente approvata senza ulteriori modifiche. In questo modo, si eviterebbe di dover tornare per approvazione definitiva alla Camera.