Un emendamento al Ddl Concorrenza approvato in commissione alla Camera stabilisce un tetto del 5% alle commissioni sui buoni pasto. Questo limite era già previsto per i buoni pasto distribuiti ai dipendenti dalle pubbliche amministrazioni ed ora viene esteso anche al settore privato.
È previsto un periodo transitorio, per cui dal 1° gennaio 2025 la nuova normativa si applica esclusivamente agli esercenti che non hanno ancora adottato i buoni pasto, mentre per tutti gli altri il tetto alle commissioni si applica dal 1° settembre 2025.
Di conseguenza, per quanto riguarda le imprese, per i buoni emessi fino al 1° settembre 2025, non si applica il nuovo tetto alle commissioni fino al 31 dicembre 2025.
Cosa cambiererebbe per dipendenti, imprese ed esercenti
Chiariamo subito che, dal punto di vista normativo, per i dipendenti che hanno a disposizione i buoni pasto non cambierebbe nulla una volta approvato in via definitiva tale correttivo. E nemmeno per le imprese che li utilizzano in sostituzione del servizio mensa, che continuerebbero ad avere le stesse agevolazioni fiscali attualmente previste.
La norma interviene piuttosto sulle commissioni in capo agli esercenti, che le riconoscono alle società che emettono i buoni pasto. Variano a seconda degli accordi fra le parti ed oggi possono arrivare anche al 20%. E’ su questo aspetto che si agirebbe, imponendo un tetto massimo al di sopra del quale non si può andare.
Un vantaggio per ristoratori e grande distribuzione
La novità è ben vista dalle imprese della distribuzione e della ristorazione, quindi dai punti vendita che accettano i buoni pasto.
Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, esprime apprezzamento per «una scelta normativa che salvaguarda i buoni pasto come strumento di welfare per milioni di lavoratori e pone le basi per consolidare un mercato in crescita. Grazie alla nuova norma si dà la possibilità alle imprese della distribuzione e a tutti gli esercenti di continuare a offrire un servizio prezioso, accettando i buoni pasto senza incorrere in un livello di commissioni ad oggi divenuto insostenibile».
Soddisfazione anche da parte di FIPE (Federazione italiana pubblici esercizi), che definisce la legge «un grande traguardo che consente di garantire l’efficacia e i benefici del buono pasto come strumento indispensabile per i lavoratori, senza danneggiare gli esercenti, che oggi pagano fino al 20% di commissioni. Una soluzione che premia il buon senso perché riduce sensibilmente i costi per le migliaia di piccole imprese che accettano i buoni pasto, senza penalizzare i lavoratori per i quali il valore del buono resta immutato».
Le richieste delle società dei buoni pasto
L’Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto (ANSEB) ritiene che l’imposizione di un tale tetto sia contraria ai principi di libera determinazione dei prezzi sanciti dal diritto italiano ed europeo. E ritiene che, in ogni caso, questa norma vada accompagnata da altre misure che sostengano il mercato: oltre al periodo cuscinetto, che è previsto dall’emendamento approvato, l’innalzamento a 10 euro della soglia esentasse per compensare la perdita di volumi delle imprese emittenti determinata dal tetto alle commissioni, e l’esclusione di alcuni servizi aggiuntivi dalla soglia del 5%, come ad esempio i sistemi di accettazione o la pubblicità commerciale.
Tempi di approvazione della misura
L’emendamento è stato approvato in commissione Attività produttive, ora bisogna capre se verrà recepito nel testo finale della legge. Il Ddl annuale sulla Concorrenza è attualmente a Montecitorio in prima lettura, e dovrà poi essere esaminato anche dal Senato.