Il Governo mette mano alla disciplina sui licenziamenti collettivi previsti dalla Legge 223/1991, per favorire la riallocazione o la permanenza nel mondo del lavoro dei dipendenti in esubero. Uno strumento normativo che consenta di risolvere con il minimo impatto possibile i tavoli di crisi aperti, a partire da quelli del settore Auto. passando per quelli della Moda.
Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Secondo le stime sindacali, nel solo settore Automotive ci sarebbero circa 70mila posti di lavoro a rischio.
Licenziamenti collettivi: torna lo spettro della crisi
In base alle anticipazioni di stampa, l’idea sarebbe quella di allungare i tempi delle procedure di attivazione dei licenziamenti collettivi.
L’attuale procedura prevede che l’azienda dia comunicazione scritta alle rappresentanze sindacali e datoriali del numero esatto degli esuberi e dei tempi di attuazione del piano di ristrutturazione. Entro sette giorni da questa comunicazione parte il confronto fra le parti, volto a stabilire se ci sia la possibilità di reimpiego presso la stessa azienda o di misure di riqualificazione e riconversione dei lavoratori licenziati.
Questa fase, in base alla legislazione attuale, dura 45 giorni: se non viene raggiunto l’accordo, l’Ufficio Provinciale del Lavoro può prevedere una nuova fase di colloqui per continuare a cercare soluzioni.
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E’ su questa procedura che potrebbe intervenire il correttivo allo studio, portando a 90 giorni il termine per la procedura fra le parti e a 60 giorni quella aggiuntiva in sede istituzionale.