I giudici costituzionale si riuniscono in Camera di Consiglio per deliberare sulle questioni di legittimità della legge sull‘autonomia differenziata alle Regioni. Approvata nel giugno scorso, prevede la possibilità per le Regioni di chiedere ampi poteri su una lunga serie di settori.
La Consulta decide sui ricorsi di quattro Regioni, Puglia, Toscana, Sardegna e Campania.
La sentenza verrà emessa entro metà dicembre, prima che la Corte di Cassazione decida invece sull’ammissibilità dei referendum abrogativi sempre delle stesse leggi.
La riforma sull’autonomia differenziata
La riforma prevede che le Regioni possano chiedere autonomia su 23 materie, per 14 delle quali sono necessari i LEP. I livelli essenziali delle prestazioni devono garantire che siano uniformemente garantiti i servizi essenziali sul territorio. Fra le funzioni che le regioni possono chiedere, istruzione, sanità, ricerca, lavoro, trasporti, cultura.
Le nove materie non LEP, su cui si può già chiedere l’autonomia, sono rapporti internazionali e con l’Unione europea, commercio con l’estero, professioni, protezione civile, previdenza complementare e integrativa, finanza pubblica, casse di risparmio, enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale, giustizia di pace.
Le Regioni che vogliono chiedere l’autonomia presentando richiesta relativamente alle funzioni che vogliono trasferire direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero degli Affari Regionali.
Dopo un iter di consultazione degli altri dicasteri e un negoziato con la Regione viene approvata definitivamente l’intesa sull’autonomia, nella quale sono appunto individuati i livelli essenziali delle prestazioni, unitamente ad eventuali provvedimenti legislativi di stanziamento delle risorse.
I ricorsi all’esame della Consulta
I magistrati di legittimità devono deliberare su 17 motivi di ricorso, relativi all’interpretazione dell‘articolo 116, terzo comma, della Costituzione con riguardo all’attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Ci sono anche interventi ad opponendum di Veneto, Piemonte e Lombardia. Regioni che, fra l’altro hanno già mosso i primi passi per chiedere forme di autonomia sulle materie che non richiedono i LEP, livelli essenziali delle prestazioni.
Proprio sui LEP vertono alcuni dei ricorsi delle Regioni, in relazione alla determinazione delle materie, e al procedimento previsto. Ci sono poi rilievi sulla “leale collaborazione”, ovvero il processo di attribuzione delle funzioni tra Stato e Regione, e sui finanziamenti. La legge, secondo Massimo Luciani, avvocato della Puglia, rischia di compromettere la solidarietà tra le regioni.
Nel giro di un mese conosceremo sia la posizione della Corte Costituzionale sui ricorsi delle Regioni, che potrebbe invalidare parti della normativa, sia il respondo della Cassazione sulla legittimità dei referendum, Che sono invece presentati dai partiti di opposizione e dai sindacati e chiedono l’abrogazione della legge.