I tecnici della Camera hanno esaminato i profili finanziari della Legge di Bilancio 2025 esprimendo una serie di dubbi sull’impatto economico delle misure che riguardano le pensioni, raccolti in un apposito dossier elaborato a Montecitorio.
Mancano ad esempio elementi di valutazione sul Bonus Maroni, Quota 103 e APE Sociale, Opzione Donna e sull’impatto del collocamento a riposo a 67 anni su TFR e TFS.
Vediamo tutto.
Opzione Donna 2025
u Opzione Donna, oltre alla mancanza dei dati necessari ad una puntuale verifica delle stime degli effetti finanziari, viene espresso un dubbio sulla quantificazione della platea, che risulta più numerosa rispetto a quella dello scorso anno nonostante l’aumento di un anno del requisito anagrafico. La proroga contenuta in Manovra 2025 richiede 35 anni di contributi e 61 anni di età maturati al 31 dicembre 2024, oltre all’appartenenza a una delle tre categorie di aventi diritto (disoccupate oppure occupate in azienda con tavoli di crisi ministeriali aperti, caregiver, disabili pari almeno al 74%).
Quota 103 e APE Sociale 2025
I tecnici di Montecitorio, nel dossier messo a punto dal Servizio Bilancio della Camera e del Senato, richiedono anche ulteriori elementi per misurare l’impatto finanziario della Quota 103, che consente di ritirarsi con 62 anni di età e 41 di contributi: ad esempio la distribuzione per età e anzianità contributiva dei soggetti potenzialmente interessati, o il dato riferito all’anticipo medio di pensionamento rispetto a quanto previsto a legislazione vigente.
Per quanto riguarda l’APE Sociale, invece, le quantificazioni di spesa nel Documento Programmatico di Bilancio (DPB) si basano sul dato della platea potenziale senza tuttavia fornire ulteriori elementi di dettaglio.
Bonus Maroni alternativo alla pensione anticipata
Il Bonus Maroni 2025 consente (previa domanda) ai lavoratori che hanno maturato il diritto alla Quota 103 oppure alla pensione anticipata Fornero di restare al lavoro senza più pagare la quota a proprio carico dei contributi previdenziali, facendosela versare direttamente in busta paga.
Lo scorso anno si applicava solo a chi maturava Quota 103. Il Servizio Bilancio della Camera ritiene però che siano necessari ulteriori elementi di quantificazione sull’importo retributivo medio considerato e sull’aliquota contributiva e fiscale media.
La relazione tecnica che accompagna la Manovra non fornisce alcun elemento volto a verificare l’incidenza della minore spesa pensionistica connessa al minor gettito contributivo.
Trattenimento in servizio e impatto sulle future pensioni
L’ultimo grande dubbio riguarda le misure per il trattenimento in servizio nella PA, che in parallelo vedono alzarsi a 67 anni il limite ordinamentale per il collocamento a riposo d’ufficio nella pubblica amministrazione, che smette anche di essere obbligatorio.
Per i tecnici di Montrcitorio, non ci sono sufficienti elementi per verificare gli effetti sulla finanza pubblica. Ma non solo: i dubbi riguardano anche l’impatto sulle pensioni future dei dipendenti pubblici:
il trattenimento in servizio del personale può incidere sia sull’importo, più elevato, di pensioni e trattamenti di fine servizio, sia sul complesso degli oneri retributivi per il personale, posto che al personale che si trattiene in servizio dovrebbe spettare un trattamento superiore a quello del nuovo personale il cui ingresso in servizio viene conseguentemente differito. Tali effetti non sembrano essere stati chiariti ai fini della quantificazione degli oneri. Su tale aspetto appare pertanto necessario che il Governo fornisca elementi di informazione.
Mancano infine le stime complete sugli oneri connessi all’erogazione del trattamento di fine rapporto (TFR), perché la Relazione tecnica di accompagnamento alla Manovra 2025 considera solo l’impatto del TFS dei dipendenti pubbliche e non anche i possibili effetti derivanti dall’uscita delle lavoratrici del settore privato, dipendenti di aziende con almeno 50 addetti che hanno conferito il TFR al Fondo di tesoreria gestito dall’INPS.