Abbassare le tasse per i redditi medi, allargando il secondo scaglione fino a 70mila euro o riducendo l’aliquota di due punti percentuali, ed escludere dal taglio alle detrazioni fiscali altre agevolazioni oltre a quelle sanitarie: sono alcune delle proposte formulate dai Commercialisti in audizione parlamentare sulla Legge di Bilancio 2025.
Riforma IRPEF, le proposte per il secondo scaglione
Come prevedibile, l’intervento si concentra in particolare sulle misure di riforma IRPEF. Bene la proroga strutturale dell’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF, con il primo scaglione applicato ai redditi fino a 28mila euro. Ma ora, secondo il Consiglio Nazionale dei commercialisti, sono necessarie nuove misure volte alla riduzione della pressione fiscale per i contribuenti del ceto medio.
La prima ipotesi formulata prevede di ampliare il secondo scaglione di reddito, con aliquota al 35%, portando il limite massimo da 50 mila a 70 mila euro. «Il costo – rilevano i rappresentanti dei commercialisti – sarebbe comunque contenuto entro un limite massimo di 1600 euro all’anno per contribuente (pari alla riduzione di imposta dell’8% su un massimo di 20 mila euro) e potrebbe essere graduato nel tempo, incrementando la soglia massima dello scaglione di reddito a cui applicare il 35%, via via che le risorse si rendano disponibili».
In alternativa, si propone di abbassare l’aliquota al 33%, dall’attuale 35%, prevedendo poi di estendere la platea in un momento successivo.
Sottolineiamo che la richiesta di abbassare le tasse ai redditi medio alti va incontro a un obiettivo più volte segnalato dallo stesso Governo, ma per il momento non attuato per mancanza di risorse. Fra le ipotesi, c’è quella di utilizzare gli introiti del concordato preventivo biennale per questo ulteriore passo avanti della riforma IRPEF, ma al momento non è chiaro se le risorse fin qui disponibili (1,3 miliardi di euro dopo la chiusura del termine il 31 ottobre scorso) siano sufficienti per questi interventi.
Il taglio delle detrazioni e le spese escluse
C’è una richiesta di modifica anche sul taglio delle detrazioni previsto dalla manovra per i redditi superiori a 75mila euro, che attualmente esclude solo le spese sanitarie. I commercialisti ritengono che andrebbero salvaguardate anche le spese relative agli interessi passivi sui mutui per l’acquisto o la costruzione dell’unità immobiliare da adibire ad abitazione principale, per l’efficientamento energetico e la riduzione del rischio sismico di tali abitazioni e altri oneri ritenuti “socialmente” più rilevanti.
Detrazioni edilizie prima casa anche ai familiari
Infine, sul taglio alle detrazioni edilizie, c’è un rilievo. La manovra, lo ricordiamo, abbassa le aliquote del Bonus Ristrutturazioni e dell’Ecobonus dal 36 al 30% dal primo gennaio 2025 lasciando al 50% per il 2025 e al 36% per il 2026 e 2027 solo l’agevolazione sulla prima casa. Ma solo «relativamente alle spese sostenute dai titolari di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare adibita ad abitazione principale».
La richiesta è di estendere la più favorevole aliquota prima casa anche al coniuge, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo grado.