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Giorgetti: prudenza ma impatto espansivo della Manovra 2025

di Barbara Weisz

9 Ottobre 2024 18:00

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Approvata la risoluzione di maggioranza sul PSB, il Governo scommette sull'impatto espansivo della Manovra 2025, confermato il taglio del cuneo fiscale.

Resta fermo l’obiettivo di scescita fissato nel Piano Strutturale di Bilancio (PSB) 2025-2029, su cui l’Aula della Camera e del Senato hanno approvato la risoluzione di maggioranza.

Nel documento, si chiede che nella Manovra 2025 ci siano interventi che rendano strutturali gli effetti del taglio al cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote IRPEF su tre scaglioni, nonché iniziative a sostegno delle famiglie e della genitorialità, risorse per il rinnovo dei contratti pubblici e la spesa sanitaria, riforme e investimenti PNRR.

PBS e Manovra: taglio del cuneo confermato

Sulla Manovra non ci sono altre anticipazioni se non le richieste della risoluzione di maggioranza.

Non sembrano quindi traballare le dichiarazioni programmatiche dell’Esecutivo Meloni: la Legge di Bilancio conterrà la conferma anche per il 2025 del taglio del cuneo fiscale, che alza la busta paga dei lavoratori dipendenti con reddito fino a 35mila euro.

Il PBS prevede che da qui al 2029 diventi poi una misura strutturale e Giorgetti in audizione parlamentare ha ribadito che questo obiettivo resta nei programmi.

Revisione dati: prudenza senza preoccupazioni

Nel corso delle audizioni parlamentari, gli enti economici come Banca d’Italia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio hanno criticato questa misura, ritenendo che possa rappresentare un rischio per le finanze pubbliche, ponendo l’accento sulla revisione al ribasso dei dati ISTAT che rende difficile raggiungere l’obiettivo di crescita 2024.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ammesso che gli ultimi dati ISTAT rendono più difficile raggiungere la crescita dell’1% nel 2024, tuttavia la variazione è determinata da una revisione meccanica delle stime dell’ultimo triennio e dunque non indica un rallentamento dell’economia rispetto alle attese. E comunque «i nuovi dati trimestrali non suscitano preoccupazione per gli anni seguenti».

Il Ministro ha quindi spiegato che non siamo davanti ad una frenata della crescita più ampia del previsto e, alla critica secondo cui nel PSB non ci sono abbastanza dati sullo scenario programmatico, ha risposto spiegando che in ogni caso le stime del Governo sono orientate alla prudenza.

La visione di Giorgetti

Replica in Aula alla Camera nel corso della discussione sul Piano Strutturale di Bilancio, Giorgetti ha così dichiarato:

voglio costruire una credibilità per questo governo e questo paese che ci permetta di abbassare lo spread sul debito pubblico italiano di 100 punti base.

Stiamo diventando una società in cui cresce il PIL pro capite ma quello aggregato dell’Italia. Nella Legge di Bilancio abbiamo bisogno di “guardare lungo“, anche alle nuove generazioni, ha spiegato Giorgetti, Perchè un paese che decresce di 300-400mila italiani ogni anno non puoi immaginare una crescita al 3, 4 o 5%.

L’impatto della Manovra 2025 sul PIL

In base ai modelli econometrici applicati dai tecnici del ministero, «gli effetti della Manovra 2025 mostrerebbero un sentiero della crescita programmatica più dinamico rispetto alle previsioni contenute nel PSB». Evidentemente il riferimento è al PIL dei prossimi anni e non a quello del 2024.

La precisazione serve a sottolineare che non sembra ci siano in vista correzioni di rotta rispetto alla strada intrapresa. Le previsoni del Governo restano «improntate a cautela e prudenza. Tenuto conto di tali aspetti, il profilo di crescita del PIL appare più realistico rispetto a quello della Commissione Europea».

Bisogna ora capire se e come verranno modificate le stime 2024. Se il taglio del cuneo fiscale diventerà strutturale fin dal 2025 oppure se i tempi sono più lunghi. Le prime risposte potrebbero arrivare con il Documento programmatico di bilancio che il Governo deve approvare entro metà ottobre e inviare a Bruxelles. L’appuntamento è decisivo in vista della manovra perché si tratta del documento con cui l’esecutivo sostanzialmente comunica alla commissione UE i contorni fondamentali della Legge di Bilancio.