Autonomia differenziata: quattro le Regioni apripista

di Barbara Weisz

30 Settembre 2024 09:32

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Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto avviano le procedure per l'autonomia differenziata nelle materie che non richiedono i livelli essenziali: eccole.

Liguria, Lombardia, Piemonte e Veneto fanno da apripista sull’autonomia differenziata: le quattro Regioni hanno intrapreso il percorso per ottenere maggiori poteri su determinate competenze tra le nove per le quali non sono necessari i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), i quali saranno approvati da specifici decreti legislativi.

Di contro, prosegue anche la protesta delle Regioni che invece chiedono l’abrogazione della legge stessa.

Le competenze richieste da Veneto, Lombardia, Piemonte e Veneto

Il Veneto ha chiesto l’autonomia in tutte e nove le materie non-LEP:

  1. rapporti internazionali e con l’Unione europea;
  2. commercio con l’estero;
  3. professioni;
  4. protezione civile,
  5. previdenza complementare e integrativa;
  6. coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
  7. casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale;
  8. enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale;
  9. organizzazione della giustizia di pace.

La Lombardia invece ne ha selezionate otto, escludendo solo la giustizia di pace. Liguria e Piemonte puntano a gestire autonomamente sei tematiche.

Come funziona l’iter per l’autonomia differenziata

L’iter per ottenere l’autonomia differenziata è disciplinato dalla Legge 86/2024: dopo aver ricevuto la delibera regionale con la richiesta, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha 60 giorni di tempo per ottenere la valutazione dei ministri competenti per materia e del ministro dell’Economia; poi avvia con l’amministrazione richiedente un negoziato per approvare l’intesa. Questo passaggio si conclude con la predisposizione di uno schema di intesa preliminare tra Stato e Regione corredato di una relazione tecnica, che va approvato dal Consiglio dei Ministri.

Poi deve passare dalla Conferenza Stato Regione (che ha altri 60 giorni per dare il proprio parere) e infine deve trasmesso alle Camere, che si esprimono con atti di indirizzo entro 90 giorni. A questo punto il Governo approva lo schema definitivo e lo trasmette alla Regione, che sua volta deve votarlo. Il testo, a quel punto, torna una seconda volta in CdM, che deve deliberare un disegno di legge di approvazione dell’intera procedura e trasmetterlo nuovamente per i pareri alle Camere.

In pratica, dalla prima delibera regionale all’autonomia vera e propria passano diversi mesi, che servono a mettere a punto un’intesa adeguata all’importanza del passaggio di competenze che avviene.

I referendum abrogativi

Sull’autonomia differenziata continua a essere molto caldo il dibattito politico; le opposizioni hanno presentato un referendum abrogativo della legge e altrettanto hanno fatte cinque Regioni governate da giunte di centrosinistra, ovvero Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Toscana.

Le quattro Regioni che invece stanno procedendo sull’autonomia differenziata sono tutte governate dal centrodestra.