In caso di controlli bancari e conseguenti presunzioni fiscali, è sempre il contribuente a dover giustificare i movimenti segnalati nei suoi conti correnti fornendo le prove necessarie per dissipare ogni dubbio.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24998 del 17 settembre 2024, ha ribadito il ruolo delle presunzioni fiscali generate dagli accertamenti bancari, stabilendo che gli esiti di tali verifiche possono essere utilizzate dall’Amministrazione finanziaria per rettificare il reddito del contribuente.
Nel caso specifico, il contribuente è stato chiamato a dimostrare che le operazioni finanziarie segnalate non si riferivano alla sua attività d’impresa: prelevamenti e versamenti operati sul conto personale, imputabili a ricavi conseguiti grazie all’attività imprenditoriale.
Per superare tale presunzione, il contribuente deve fornire la prova analitica della riferibilità di ogni singola movimentazione.
La Cassazione, inoltre, ha confermato che le presunzioni possono essere applicate anche ai conti correnti dei familiari stretti del contribuente, qualora esistano legami tali da far ipotizzare un collegamento con l’attività economica oggetto di verifiche.