Nuove indiscrezioni sulla Manovra 2025, con la ministra del Lavoro Marina Calderone che conferma un intervento allo studio per prolungare il servizio oltre l’età pensionabile nel pubblico impiego e annuncia un intervento sui fondi pensione. Il ministro delll’Economia Giancarlo Giorgetti pensa invece a una detassazione, magari attraverso la leva delle detrazioni, per contribuenti con almeno due figli.
Il tutto, nell’ambito di una Bilancio 2025 con poche risorse. Al momento ci sono a disposizione poco più di 13 miliardi per finanziarla, mentre ce ne vogliono almeno altri dieci. Ma vediamo le novità anticipate dal Governo.
In pensione a 70 anni nel pubblico impiego
Le decisioni finali sulle misure da inserire alla fine verranno prese anche in base alle risorse disponibili. Alcune in realtà non costano nulla, come il rinvio della pensione dei dipendenti pubblici a fronte di una pari quota di turnover con nuovo personale da assumere.
Consentirebbe a tutta la Pubblica Amministrazione di trattenere in servizio fino a 70 anni i dipendenti che maturano l’età pensionabile, oggi obbligatoriamente mandati in pensione.
«Ci deve essere l’assenso del lavoratore e da parte dell’azienda o dell’amministrazione se parliamo di dipendenti pubblici» ha dichiarato la ministra, spiegando anche la motivazione di fondo: «in alcuni ruoli delle amministrazioni il ricambio non è così facile e immediato. Bisogna ragionare sul fatto che il trasferimento delle competenze richiede tempo».
Silenzio assenso e TFR nei Fondi pensione
Per quanto riguarda i fondi pensione, si parla di un altro semestre di silenzio assenso per il trasferimento del TFR. I lavoratori che non esplicitano una scelta, automaticamente versano il TFR in un fondo previdenziale integrativo.
Perequazione pensioni a rischio
Per il resto, si confermano le anticipazioni dei giorni scorsi sul pacchetto pensioni in manovra. Il Governo riflette su un nuovo aumento delle pensioni minime. Si parla anche di nuovi tagli in vista sulle rivalutazioni, senza escludere nemmeno l’azzeramento della perequazione per i trattamenti più alti.
Qui, non ci sono al momento indicazioni precise: la manovra 2023 aveva mantenuto la rivalutazione piena fino a quattro volte il minimo, e tagliato invece le aliquote di perequazione per i trattamenti sopra questa soglia. La Legge di Bilancio dello scorso anno ha ulteriormente abbassato l’aliquota dello scaglione più alto, che riguarda le pensioni sopra le dieci volte il minimo, portandola al 22% dal precedente 32%.
Sottolineiamo che sui tagli alle rivalutazioni si pronuncerà la Corte Costituzionale, interpellata dalla Corte dei Conti della Toscana.
I magistrati contabili, prununciandosi sul ricorso di un ex dirigente scolastico con pensione di 5mila 700 euro lordi mensili, quindi superiore a dieci volte il minimo INPS, tagliata dalla legge di Bilancio 2023 (e, aggiungiamo, anche dallìultima manovra), richiamano «la necessità di valorizzare i principi della proporzionalità della retribuzione “alla quantità e qualità del suo lavoro” (art.36 Cost.) e la funzione propriamente previdenziale dei trattamenti pensionistici (art. 38 Cost.), rendendo necessario mantenere la proporzionalità anche nei confronti dei lavoratori in quiescenza, non solo per assicurare al soggetto un trattamento economico commisurato all’attività lavorativa svolta ma per tutelare la stessa dignità del lavoratore che non può essere sminuita nel periodo successivo al collocamento in pensione».
E’ già successo in passato che la Corte Costituzionale dichiarasse illegittimo un blocco alle rivalutazioni delle pensioni. Quindi, il terreno può essere scivoloso, ma le anticipazioni non escludono che possano esserci misure in questa senso in manovra.
Il nodo delle risorse in Manovra
Il punto è che qualsiasi misura costosa, ad esempio un aumento delle minime, va finanziata con risparmi da produrre su altri capitoli, perché scarseggiano le risorse a disposizione per questa manovra. Le attese sono per una Legge di Bilancio intorno ai 25 miliardi di euro. Il ministero Giorgetti nei giorni scorsi, anche alla luce del buon andamento delle entrate fiscali, ha dichiarato di averne al momento circa 13. Con questa cifra, si finanziano al massimo le due misure sicure, ovvero il taglio degli scaglioni IRPEF e quello del cuneo fiscale sul lavoro dipendente.
Su tutte le altre misure, è in corso la complicata ricerca di coperture. Meno se ne trovano, più si rischiano tagli in manovra. In parte, potrebbero arrivare dal meccanismo delle detrazioni. La tax expenditure allo studio può produrre risparmi per 2 miliardi.
Ipotesi tasse ridotte per contribuenti con figli
Proprio il ministro Giorgetti, secondo indiscrezioni de Il Foglio, starebbe valutando l’ipotesi di un aumento delle detrazioni alle famiglie con figli. Ma sarebbe un intervento da 5 – 6 miliardi, e qui si torna alla difficoltà di finanziamento.
Un’altra indiscrezione dei giorni scorsi, sempre relativa al pacchetto fiscale, contemplava l’ipotesi di un abbassamento della soglia di reddito per applicare interamente le detrazioni, rispetto agi attuali 120mila euro. In questo caso, quindi, un aumento delle tasse per i reddito medio alti.
Per contro, ci sono proposte fiscali volte a proseguire nella riduzione delle imposte ai redditi medi: dopo l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF dello scorso anno, si pensa a una riduzione dell’aliquota del secondo scaglione, ad esempio portandola al 33 dall’attuale 35% e allargando la platea ai redditi fino a 60mila euro, dagli attuali 50mila.
E resta in piedi anche la proposta di ampliare la platea della flat tax fino a 100mila euro rispetto agli attuali 85mila.
Infine, il capitolo lavoro. Anche qui, sono diverse le proroghe considerate molto probabili, e le nuove proposte. Soglia dei fringe benefit esentasse in aumento anche nel 2025, magari intorno ai 1500-2mila euro per tutti, senza distinzione fra lavoratori con o senza figli. Proroga della tassazione agevolata al 5% sui premi di produttività, del taglio del cuneo fiscale per le madri lavoratrici con figli. Proposta una flat tax al 15% sugli straordinari.