Record negativo dei salari reali italiani secondo gli ultimi dati OCSE: al netto dell’inflazione, gli stipendi effettivi hanno registrato un calo del 6,9% nel primo trimestre 2024 rispetto al quarto trimestre 2019, ossia prima della crisi Covid.
Una storica stagnazione aggravata da un recente trend in negativo che rende l’Italia il peggior paese nell’area Euro e terz’ultimo tra i 38 paesi OCSE, superato solo dalla Repubblica Ceca e dalla Svezia.
Ocse: stagnazione dei salari italiani
I salari reali in Italia sono praticamente fermi dal 1991 al 2023, con un incremento dell’1% rispetto al 32,5% della media OCSE, come evidenzia l’OECD Employment Outlook 2024 nella sua scheda sull’Italia.
A smuovere le acque sono solo i rinnovi contrattuali dei principali CCNL, che hanno portato ad un aumento del 2,8% dei salari negoziati nel primo trimestre dell’anno rispetto all’anno precedente. Anche per questa spinta, i salari nominali sono previsti in crescita del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025.
Nonostante si resti sotto la media OCSE, si prevede comunque un lieve recupero del potere d’acquisto grazie anche alla crescita sopra l’inflazione.
Nel complesso, la crescita dei salari reali dovrebbe rimanere contenuta nei prossimi due anni. Si prevede che i salari nominali (retribuzione per dipendente) in Italia aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Sebbene questi aumenti siano significativamente inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi OCSE, consentiranno comunque un recupero di parte del potere d’acquisto perduto, dato che l’inflazione è prevista all’1,1% nel 2024 e al 2% nel 2024.
Ecco i dati rilevati dall’OCSE
Commissione Europea: aumenti insufficienti
Secondo la Commissione europea, l’aumento dei salari nominali non è stato sufficiente a compensare la perdita di potere d’acquisto causata dal recente picco di inflazione legato alla crisi energetica e all’invasione russa in Ucraina.
I salari italiani sono strutturalmente bassi, con una crescita del 12% tra il 2013 e il 2022, la metà della crescita europea. In termini di potere d’acquisto, l’Italia registra un calo del 2%, mentre l’UE registra una crescita del 2,5%.