Lo sfratto per morosità è un’azione legale che consente al locatore di riappropriarsi dell’immobile dato in locazione, nel caso in cui il conduttore non versi il canone dovuto. Ma può anche capitare che si renda necessario per finita locazione, qualora l’inquilino si rifiuti di lasciare l’immobile alla scadenza del contratto.
La morosità, lo ricordiamo, può riguardare anche il mancato versamento degli oneri accessori, come le spese condominiali (l’inadempienza, in questo caso, scatta dopo due mensilità non versate).
Per ottenere lo sfratto per morosità, il locatore deve seguire una precisa procedura giuridica: è fondamentale, prima di tutto, che il contratto di locazione sia regolarmente registrato e poi che siano decorsi almeno 20 giorni dalla data di scadenza del pagamento del canone d’affitto, per gli immobili a uso abitativo.
La procedura di sfratto deve necessariamente seguire specifici passaggi:
- invio della lettera di diffida via raccomandata A/R o PEC, una comunicazione che indica la cifra dovuta e la data entro quale versarla;
- intimazione di sfratto per morosità nel caso la diffida non sortisca l’effetto sperato, vale a dire una notifica che contiene l’atto di citazione in giudizio e l’ingiunzione di pagamento dei canoni di locazione non pagati;
- udienza del processo, che viene generalmente fissata dopo 20-30 giorni dalla data di notifica;
- sentenza di sfratto emessa da giudice se ritiene l’inquilino moroso, stabilendo il termine ultimo per la restituzione dell’immobile al proprietario;
- esecuzione forzata, nel caso in cui l’inquilino non liberi l’abitazione entro la data decisa dal giudice, che presuppone l’intervento delle forze dell’ordine.