Il tanto atteso taglio dei tassi d’interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE) è finalmente arrivato. Tuttavia, la riduzione di un quarto di punto, che porta il tasso di riferimento al 4,25%, non appare sufficiente per risolvere le attuali sfide economiche.
Non solo: con un’inflazione nell’area Euro che a maggio ha registrato un +2,6%, secondo il governatore della Banca Centrale Austriaca, Robert Holzmann “La BCE non ha ancora vinto l’inflazione”.
Un’affermazione che riflette una realtà complessa e che riflette le preoccupazioni di fondo del mercato e degli economisti: Lagarde è chiamata a guidare con decisione invece che con passiva prudenza, assumendosi dei rischi calcolati per stimolare la crescita economica.
L’inflazione e il mercato
L’inflazione in Europa è stata in gran parte determinata dall’aumento dei prezzi del gas e, in misura minore, del petrolio. Questi rincari hanno avuto origine dal boom economico post-pandemia e sono stati ulteriormente esacerbati dall’invasione dell’Ucraina.
Quando i paesi dell’Eurozona, fortemente dipendenti dalla Russia, hanno ridotto la loro dipendenza energetica (con l’Italia e la Germania in prima linea), i prezzi del gas e del petrolio sono crollati, causando una brusca frenata dell’inflazione.
Politica monetaria: reattiva o proattiva?
La BCE ha aumentato i tassi d’interesse quando l’inflazione era già in corso e li ha ridotti solo marginalmente quando la situazione sembrava stabilizzarsi. Questa politica, spesso criticata per la sua reattività piuttosto che per la sua proattività, è stata confrontata con quella del precedente presidente Mario Draghi.
Mentre Draghi era noto per la sua forward guidance, l’attuale presidente Christine Lagarde adotta un approccio di cautela, evitando previsioni a lungo termine.
Per Lagarde la situazione deve essere valutata mese per mese, ma questo approccio prudente potrebbe rallentare ulteriormente l’economia dell’Eurozona, che già cresce meno di quella americana e cinese.
Il ruolo della BCE e la necessità di leadership
La scelta di non fornire indicazioni future, adottata da Lagarde, ha suscitato preoccupazioni. In un’economia guidata dalle aspettative, l’assenza di chiare indicazioni può generare incertezza. La recente decisione della BCE e le dichiarazioni di Lagarde hanno confermato che la politica monetaria rimarrà restrittiva, suscitando speranze che la situazione non peggiori ulteriormente.
Il dibattito in corso e le visioni alternative
Durante le sue recenti considerazioni finali, il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sottolineato che anche con ulteriori tagli, l’orientamento monetario rimarrebbe restrittivo.
Citando il concetto di “tasso naturale“, un termine coniato dall’economista svedese Knut Wicksell nel 1898, Panetta ha voluto sottolineare il funzionamento del tasso teorico compatibile con una crescita economica sostenibile e un’inflazione stabile.
Il Governatore di Bankitalia ha dunque suggerito che, nonostante una possibile riduzione dei tassi, il costo del denaro rimarrebbe al di sopra dell’obiettivo inflazionistico, limitando la crescita economica. Per gestire l’economia dell’Eurozona, la BCE deve piuttosto bilanciare cautela e audacia.
La prudenza eccessiva può trasformarsi in imprudenza, creando ostacoli per gli investimenti produttivi. È ora che Lagarde dimostri leadership, superando le sfide attuali e future con una visione chiara e coraggiosa.