Per chi sceglie di aprire un conto corrente estero è importante conoscere gli obblighi e le scadenze da rispettare, nell’ambito del monitoraggio fiscale di tutte le attività finanziarie e patrimoniali detenute fuori dai confini nazionali.
Il conto corrente estero, infatti, deve essere dichiarato e dunque inserito in modo opportuno all’interno della dichiarazione dei redditi, al fine di evitare sanzioni amministrative anche pesanti.
In alcuni casi è previsto anche il pagamento dell’imposta patrimoniale IVAFE (imposta patrimoniale sulle attività finanziarie detenute all’estero). Vediamo quando.
Quando e come dichiarare il conto estero
L’obbligo di monitoraggio fiscale delle attività finanziarie estere sussiste per le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici fiscalmente residenti in Italia.
Questo rende necessaria la compilazione del quadro RW del Modello Redditi (PF, ENC e SP) o del quadro W del 730/2024, riportando il valore degli investimenti esteri e delle attività finanziarie che sono suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia.
L’obbligo di compilazione è previsto anche in caso di detenzione di un conto estero.
La normativa di riferimento, inoltre, prevede che la compilazione del quadro RW o W per il conto estero debba essere effettuata anche dai beneficiari effettivi, vale a dire coloro che hanno disponibilità del conto pur non detenendolo direttamente (come nel caso di conto intestato a una fondazione o a un trust).
Limiti dichiarazione conto estero e IVAFE
L’obbligo prevede tuttavia dei limiti di riferimento:
- il monitoraggio fiscale scatta se il valore massimo giornaliero nel periodo d’imposta supera i 15mila euro;
- il versamento IVAFE scatta se la consistenza media del conto estero supera i 5mila euro.
Al di sotto di questi limiti il contribuente non è tenuto a dichiarare il conto corrente estero.
NB: i limiti devono essere verificati per tutti i conti esteri detenuti con lo stesso intermediario nel medesimo periodo di imposta.