Le retribuzioni sono cresciute del 7,5% negli ultimi otto anni ma tra i lavoratori italiani serpeggia una persistente insoddisfazione sul proprio compenso, soprattutto tra coloro che possono contare solo su uno stipendio senza voci variabili che rendano il pacchetto retributivo più adeguato rispetto all’aumento dei prezzi, che erode il potere d’acquisto dei salari.
E’ quanto emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio JobPricing, condotto in collaborazione con InfoJobs, che analizza il sentiment dei dipendenti di aziende private rispetto al mercato del lavoro.
Stipendi aziendali fermi
Nonostante un aumento medio pari all’1,8%, infatti, oltre la metà delle persone coinvolte nell’indagine afferma che la sua azienda non è intervenuta a sostegno dei salari.
È proprio questa disparità tra le aspettative dei lavoratori e le politiche retributive ad incrementare la sensazione di insicurezza e di insoddisfazione, facendo aumentare anche la richiesta di trasparenza, equità e riconoscimento del merito.
Insoddisfazione tra i dipendenti
Stando al report, l’indice di soddisfazione complessivo si ferma a un punteggio di 4 su 10, mentre quello relativo alla percezione di meritocrazia è fermo a 3,4 fatta eccezione per i dirigenti e a prescindere dal pacchetto retributivo percepito.
Se da un lato gli interpellati non ritengono particolarmente equa la propria retribuzione (punteggio 4,5), a mostrare una maggiore soddisfazione sono coloro che hanno più leve retributive e non solo una componente fissa.
Ammonta al 36,2%, invece, la percentuale delle persone che reputa il suo stipendio proporzionale al proprio contributo all’organizzazione, ma è solo chi ha accesso ad una quota variabile individuale e a incentivi di lungo termine a dare un giudizio più positivo rispetto al legame tra performance e retribuzione.
C’è poca fiducia sul fatto che le aziende per cui lavorano interverranno per compensare le perdite di potere di acquisto causate dall’inflazione e recuperare il potere di acquisto degli stipendi, eroso dall’aumento dei prezzi.
Pensando al futuro, infine, circa la metà dei partecipanti ritiene possibile un miglioramento delle prospettive lavorative nel 2024, anche se le aspettative sul fronte salariale sono comunque basse.
Per approfondimenti, si consulti il documento completo.