Draghi: una ricetta per la competitività dell’Europa

di Barbara Weisz

18 Aprile 2024 19:38

Una politica economica comune e un mercato dei capitali integrato per sviluppare leadership in settori chiave come Energia, Digitale e Difesa.

Economie di scala, investimenti nei beni pubblici e disponibilità di risorse essenziali, come l’energia e le materia prime: sono le tre priorità che l’Unione Europea si deve porre per restare protagonista dell’economia globale e non soccombere davanti a paesi concorrenti come Cina e USA, che stanno progressivamente guadagnando vantaggi competitivi.

Per raggiungere tali obiettivi, «l’Unione Europea deve agire in un modo mai sperimentato prima», sottolinea Mario Draghi, in un discorso alla High Level Conference sui diritti sociali in Europa.

Draghi: la UE si adegui al mondo di oggi e di domani

L’ex premier italiano ed ex banchiere centrale europeo ha l’incarico di mettere a punto una strategia sul futuro della competitività europea. «Proporrò un radicale cambiamento» annuncia, «perché è quello di cui abbiamo bisogno».

Al momento, in Europa, organizzazione, decision making e finanza sono disegnate sul mondo di ieri, in cui non c’erano ancora stati il Covid, la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, il ritorno di grandi rivalità di potere. Invece, ricorda Draghi:

«abbiamo bisogno di un’Unione Europea adeguata al mondo di oggi e di domani».

Più economie di scala

Le economie di scala sono necessarie in un contesto internazionale in cui i competitor hanno dimensioni continentali, mentre l’Europa, che avrebbe le dimensioni adeguate, è caratterizzata da frammentazione. Questo è particolarmente evidente in settori come Difesa e TLC, che invece dovrebbero rappresentare un terreno di politica economica comunitaria.

Nelle Telecomunicazioni, «abbiamo un mercato di 445 milioni di consumatori in Europa, ma gli investimenti pro capite sono la metà rispetto a quelli degli Stati Uniti, e siamo in ritardo nel 5G e nella fibra». Il mercato Mobile è composto da 34 operatori contro tre big americani e quattro cinesi.

L’Europa non ha una leadership tecnologica, investiamo meno di Cina e USA nel Digitale e abbiamo solo quattro grandi player internazionali nel settore fra i primi 50 del mondo.

Le economie di scala sono fondamentali anche per far nascere e sviluppare nuove imprese con idee innovative, i cui modelli di business dipendono dalla capacità di crescere velocemente e poter commercializzare i propri prodotti o servizi, cosa che richiede un mercato domestico di dimensioni adeguate.

C’è anche una considerazione sulla ricerca di base: in Europa siamo molto forti su questo ma non riusciamo a trasmetterla efficacemente al mercato. Su questo fronte, sarebbe opportuno rivedere l’attuale regolamentazione prudenziale sui finanziamenti bancari, pensando anche a un nuovo framework normativo per le startup tecnologiche.

Più investimenti in beni pubblici e mercato dei capitali

Il secondo elemento è l’investimento nei beni pubblici. Qui bisogna identificare un corretto modo di convogliare le risorse verso obiettivi comuni, quindi attività da cui l’intera collettività può trarre beneficio, comprendendo anche che nessun paese può farcela da solo.

In generale, la necessità di fare squadra a livello europeo è un filo conduttore dello speech di Draghi. Nell’analisi di quali possono essere gli ambiti di intervento su cui concentrare questo interesse comune, “SuperMario” indica il cambiamento climatico, la difesa, gli energy grids, l’interconnessione.

«Un mercato dell’energia più integrato abbasserebbe i costi energetici delle aziende rendendole più resilienti nell’affrontare future crisi». Questo è un obiettivo che l’Europa si è già posta e che sta implementando con il piano Repower UE. Ma manca ancora una vera interconnessione fra tutti gli elementi, che richiederebbe decisioni su pianificazione, finanziamenti, approvvigionamento di materiali, governance, difficili da coordinare. «Ma senza un approccio comune – chiosa Draghi – non riusciremo a realizzare una reale unione energetica».

Altro esempio: l’Europa ha un’infrastruttura HPCs (High-Performance Computers) di primo livello, ma lo spillover verso il settore privato è limitato. L’infrastruttura di super computing potrebbe invece essere validamente usata dal settore privato, per esempio nei settori dell’intelligenza artificiale o fra le PMI, e i benefici potrebbe essere reinvestiti per aggiornare gli High Power Computers rafforzando così il sistema Europa.

Comunque, il gap di investimenti va colmato anche dal settore privato, sfruttando il consistente livello di risparmio presente nel Vecchio Continente che non riesce a finanziare la crescita come farebbe invece in un capital market più ampio. Quindi, bisogna sviluppare l’Unione del mercato dei capitali.

Le materie prime e l’energia

Terzo pillar, la sicurezza dell’approvvigionamento delle risorse essenziali e degli input. Ci vuole una strategia per l’approvvigionamento delle materie prime, la situazione attuale è caratterizzata da un’eccessiva presenza di attori privati, mentre altri governi hanno scelto di guidare direttamente il processo. Con il Critical Raw Materials Act la Commissione sta affrontando il tema, ma servono misure complementari, come una piattaforma UE dedicata ai minerali critici, principalmente per appalti congiunti, utile a garantire un approvvigionamento diversificato, raccolta di finanziamenti e creazione di scorte.

Altro elemento fondamentale, i lavoratori qualificati. «Tre quarti delle aziende segnalano difficoltà nel reclutare dipendenti con le competenze giuste, mentre 28 occupazioni che rappresentano il 14% della nostra forza lavoro sono attualmente identificate come soggette a carenza di manodopera». Qui ci vuole l’impegno di una molteplicità di soggetti, a partire dalle parti sociali.

Questi tre filoni, secondo Draghi, richiedono decisioni adeguate e urgenti, nell’ambito di politiche economiche coordinate. Se questo non fosse possibile, la proposta è di formare un circolo più ristretto di paesi. E si torna alla considerazione iniziale: la competitività non si recupera andando in ordine sparso, o ancor peggio facendosi concorrenza reciproca, richiede che l’Europa agisca «in un modo mai sperimentato prima».