Per ora niente proroga del PNRR, ma non è detta l’ultima parola: al momento la scadenza prevista per il 2026 è rigida e un allungamento dei tempi pare impensabile, anche perché una decisione di tale portata richiederebbe una ratifica e una decisione unanime da parte dei 27 parlamenti nazionali. Ma tecnicamente il Consiglio Europeo non pone veti ad eventuali “aggiustamenti” di calendario.
Ad avanzare la proposta di proroga per la scadenza ultima del Recovery Plan è stato il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’ultima riunione dell’Ecofin a Lussemburgo. Della medesima idea si erano mostrati anche altri Stati membri della UE, che sperano in un rinvio della scadenza.
Un auspicio legato al raggiungimento degli obiettivi che sembrano ancora lontani da centrare ma anche all’utilizzo di incentivi per famiglie e imprese, soprattutto in vista delle future strette. A partire da quella imposta dalla Direttiva Case Green, che da subito imporrà lo stop agli incentivi per le caldaie a gas e nei prossimi anni imporrà una costosissima riqualificazione degli edifici residenziali, ad oggi senza contributi statali o europei.
Scadenze PNRR: i limiti ad una proroga oltre il 2026
A sottolineare la necessità di rispettare le scadenze prefissate è stato il Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, secondo cui il termine ultimo del PNRR è molto rigido non per intenzione della Commissione ma per quella dei governi, espressa in sede di votazione del Next Generation Eu.
Dobbiamo ricordare che la parte che riguarda la emissione di eurobond nel 2026 è nata dall’approvazione dei 27 parlamenti.
Quindi “non è solo l’unanimità ma è l’unanimità accoppiata all’espressione di un voto parlamentare”. Nulla è impossibile ma, secondo Gentiloni, sarebbe necessario attenersi senza false speranze ala scadenza del 2026.
Detto questo, la revisione dei termini del Quadro finanziario pluriennale potrebbe comunque rientrare nelle revisioni di medio termine. Tuttavia, l’oppozione netta dei cosiddetti Paesi “frugali” (Germania in testa) rende ardua questa possibilità.
La posizione della UE e il confronto con l’Italia
Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, che ieri ha incontra la premier italiana Giorgia Meloni si è mostrato piuttosto diplomatico sulla questione, senza chiusura ma con grande prudenza:
Penso sia importante fare il possibile per garantire che i fondi possano essere erogati. Abbiamo bisogno di buoni programmi, buoni progetti e dobbiamo assicurarci di sostenere gli sforzi dei nostri Stati Membri per garantire che i fondi vengano erogati per sostenere gli investimenti necessari.
Sul tema degli aggiustamenti amministrativi in termini di slittamenti e proroghe ha poi aggiunto:
Vorrei essere attento e cauto, dobbiamo entrare nei dettagli con la Commissione e con gli Stati Membri.
Secondo Michel, in ultima analisi, «questo è un dibattito che può avvenire sia nella Commissione europea che nel Consiglio».