Gli Stati Membri UE non possono vietare di operare sul mercato nazionale dei diritti d’autore a società private o estere. Lo stabilisce una sentenza della Corte di Giustizia Europea in reazione alla legislazione italiana che, dal 2017, ha aperto il mercato a società diverse dalle SIAE ma con precisi paletti.
Adesso bisogerà rivedere la norma italiana.
La legge italiana sulla gestione dei diritti d’autore
In base al decreto legislativo 35/2017 oggi è possibile affidare ad un organismo di gestione collettiva o ad un’entità indipendente i propri diritti diritti d’autore, nei limiti previsti dall’articolo 180 della legge sulla protezione del diritto d’autore (633/1941) relativi all’attività di intermediazione.
Ebbene, l’articolo 180 prevede che questa attività possa essere esercitata solo dalla SIAE oppure da altri organismi di gestione collettiva, comunicando al Garante per le TLC l’avvio dell’attività in Italia.
Proprio su quest’ultimo punto è intervenuto un contenzioso fra due società che si occupano di gestione di diritti d’autore, l’italiana Lea (Liberi editori e autori), che fa capo a Soundreef e Jamendo che è lussemburghese.
La prima ha denunciato la seconda ritenendo che non potesse svolgere l’attività di intermediazione in materia di diritti d’autore e di diritti connessi nel territorio italiano.
La pronuncia della Corte di Giustizia UE
La causa è finita davanti alla Corte di Giustizia Europea, che senza entrare nel merito del contenzioso fra le due società ha di fatto dichiarato illegittima la normativa italiana (in base alla quale Jamendo non potrebbe esercitare in Italia) perchè restringe la possibilità di operare sul mercato nazionale escludendo entità stabilite in un altro Stato Membro.
Questo, secondo la Corte «costituisce una restrizione alla libera prestazione dei servizi» e, sebbene «possa in linea di principio essere giustificata dall’imperativo consistente nel tutelare i diritti di proprietà intellettuale, non è proporzionata poiché preclude in modo generale e assoluto a qualsiasi entità di gestione indipendente stabilita in un altro Stato membro di svolgere la sua attività nel mercato di cui trattasi».
Il Governo annuncia nuove regole
Immediata la reazione del Ministero della Cultura. Il sottosegretario Gianmarco Mazzi ritiene che la sentenza rischi «di creare un far west nel comparto a danno degli autori, soprattutto quelli più deboli e meno noti» e dichiara che il Governo lavorerà per stabilire «regole uguali per tutti», coerentemente con la sentenza della Corte Ue e «per continuare ad assicurare lo sviluppo del mercato nell’interesse dell’industria creativa e della protezione del diritto d’autore».
La SIAE esprime accordo e il presidente Salvatore Nastasi aggiunge che la pronuncia della Corte rappresenta «un’opportunità per definire regole chiare ed evitare possibili disparità tra gli attori coinvolti» e sostenere «il comparto della creatività italiana, che può continuare a crescere solo se il diritto d’autore viene adeguatamente protetto, fuori e dentro i nostri confini».