Occupazione in aumento senza reale crescita economica: è il paradosso che sta vivendo l’Italia negli ultimi mesi. Aumentano i posti di lavoro e si riduce la disoccupazione ma nel 2024 il PIL resta con freno tirato.
Secondo gli ultimi dati Istat, la crescita congiunturale al 30 gennaio era dello 0,2% quella tendenziale allo 0,5%. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,2%.
Prodotto Interno Lordo senza reale ripresa
Dal 2011 al 2023, la curva segnata dagli anni Covid si sta ristabilizzando ma la crescita è davvero scarsa, come si evince nel grafico istat:
Non va meglio se si guarda alle variazioni tendenziali e congiunturali dal 2016 a fine 2023:
Occupazione di scarsa freno al PIL
In base alle rilevazioni Istat riferite a gennaio 2024, sono in lieve calo occupati (-0,1%, pari a -34mila unità, per un tasso del 61,8%) e disoccupati, mentre aumentano gli inattivi (+0,5%, pari a +61mila unità). Il tasso di disoccupazione totale è stabile al 7,2%, quello giovanile in salita al 21,8% (+0,2 punti).
Un’analisi attenta della dinamica occupazionale rivela che l’incremento delle assunzioni (a gennaio +362mila unità su base annua) riguarda essenzialmente contratti precari in settori a bassa innovazione e limitata produttività.
Tra stagionali, part-time e somministrati, è un fiorire di nuove assunzioni con retribuzioni entry level, che non contribuiscono alla crescita del prodotto interno lordo. Eppure i dipendenti a tempo indeterminato non sono mai stati tanti quanto oggi.
Redditi da lavoro dipendente
E quindi? Il punto debole (i salari, che incidono sul PIL) potrebbe essere rappresentato dalla natura stessa delle occupazioni svolte.
A fronte di un freno all’innovazione (vuoi per il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, vuoi per contenere costosi investimenti in tempi magri), il mercato del lavoro italiano in questo momento è dominato da posizioni lavorative a scarsa redditività.
Non solo: dopo aver tirato la cinghia negli anni Covid, ad oggi gli stipendi sono rimasti bassi, senza reali progressioni. E comunque il tasso di occupazione italiano è ancora il più basso di tutta la UE e per inattività siamo maglia nera in tutta l’Eurozona, con una disoccupazione giovanile ed una quota di Neet (giovani che non studiano né lavorano) tra le pià elevate.
Vedremo dunque quali saranno i numeri effettivi sul PIL sul periodo di riferimenti e se ci sarà margine per una revisione al rialzo, per quanto difficile.