I compensi minimi stabiliti dagli ordini professionali rappresentano una violazione delle norme sulla libera concorrenza valide in ambito comunitario.
Lo ha stabilito la Corte di Giustizia UE che, con la sentenza relativa alla causa C 438 2022, si è espressa a sfavore dei parametri forensi minimi.
In base alla sentenza, le tariffe minime di compenso professionale per gli avvocati devono essere disapplicate, in quanto contrarie ai principi di libera concorrenza dell’Unione Europea. La determinazione di tariffe minime imposte per gli onorari professionali risulta vietata dal TFUE, ossia il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (articolo 101, paragrafo 1).
Nell’esprimere il suo giudizio, la Corte di Giustizia UE ha ricordato una precedente sentenza che già metteva in evidenza come gli onorari fissi non abbiano effetto sulla qualità dei servizi prestati, anzi: c’è il rischio che conducano a riduzioni della produzione e ad aumenti dei prezzi.
Se un giudice constata che un regolamento che fissa gli importi minimi degli onorari degli avvocati è contrario all’articolo 1 del TFUE, quindi, è tenuto a rifiutare di applicare tale normativa nazionale anche nel caso in cui gli importi minimi previsti riflettano i prezzi reali del mercato.