Dal punto di vista di una Pmi non esistono campi in cui non si possa innovare. Tanto più che le aziende più piccole sono spesso quelle con la capacità innovativa più spiccata, ma non sempre un supportata da metodologie o organizzazioni adeguate.
La propensione all’innovazione diventa così – più che un’intuizione o un orientamento strategico – la conseguenza di un evento traumatico come la crisi economica, che produce un brusco mutamento delle prospettive del mercato e la necessità di ridurre le voci di costo.
Possiamo rappresentare la capacità innovativa di una Pmi in relazione al grado di diversità dell’azienda rispetto al periodo precedente.
La scala di priorità tra i parametri utilizzati – prodotti, metodologie e mercato – dipende dalle condizioni a contorno (settore di appartenenza, situazione del mercato, clienti di riferimento e così via):
- aziende con propensione all’innovazione, sviluppano nuovi prodotti/servizi con nuove metodologie organizzative o tecnologiche in nuovi segmenti di mercato.
- aziende orientate al prodotto, sviluppano nuovi prodotti/servizi con metodologie relativamente nuove sviluppando gli attuali mercati
- aziende orientate all’organizzazione, sviluppano gli attuali prodotti/servizi utilizzando metodologie nuove sviluppando gli attuali mercati
- aziende orientate al mercato, ricercano nuovi mercati, apportano migliorie ai propri prodotti con metodologie nuove o relativamente nuove
- aziende reattive, apportano migliorie ai propri prodotti sviluppando mercati e metodologie già conosciute
- aziende in stand-by, investono in maniera limitata sugli aspetti considerati
- aziende marginali, investono in maniera limitata su uno solo degli aspetti considerati trascurando gli altri
- aziende passive, non impiegano sistematicamente risorse in aspetti innovativi.
Il settore che più si presta ad un’analisi della spinta innovativa è quello delle piccole e medie imprese ICT.
Le filosofie di approccio più note si soffermano su processo di sviluppo dei prodotti (gestione risorse, ambiente di sviluppo, sistema informativo interno ed esterno) e variabili tecnologiche del prodotto finale (funzionalità, indici di prestazione, efficacia, efficienza).
Applicando a queste la definizione di innovazione come rapporto di analogia tra gli aspetti strutturali, organizzativi e di prodotto, in momenti distinti della storia aziendale, è possibile rendere in maniera quantitativa le strategie di innovazione delle aziende.
- Le aziende nascono da un’idea e si sviluppano attorno a questa. La prima innovazione cui si tende è trovare competenze complementari a quelle possedute dall’azienda durante lo start-up (le aziende a forte impatto tecnologico cercano competenze di mercato e/o organizzative, quelle nate da su una base di mercato cercano competenze tecniche).
- Le competenze tecniche si formano principalmente all’interno, quelle di mercato pescando fuori dall’azienda stessa.
- La forte specializzazione rende fondamentali le relazioni tra aziende operative su rami poco affini.
Queste politiche di crescita si sono evolute con il mercato. Soprattutto negli ultimi cinque anni si sta cercando di affidare la gestione di strutture, siti e portali ad aziende specializzate. Questo perchè il Web si è affermato come canale commerciale e il sito aziendale come sistema di relazione con il mondo esterno.
- L’innovazione di mercato facilita l’impatto con nuove tecnologie, prodotti e servizi, permettendo all’azienda di imporsi sui competitor.
- L’innovazione di prodotto può essere la chiave per creare un nuovo mercato o una necessità legata alle dinamiche di un mercato molto competitivo.
- Sviluppare al massimo le proprie competenze interne e l’organizzazione dei processi può invece servire a rispondere, e anticipare, le esigenze di mercati molto difficili, grazie a una struttura in grado di rispondere ai requisiti dei clienti in termini qualitativi e allo stesso tempo di garantire costi contenuti anche per piccoli lotti.
Tuttavia, se esiste una ricetta per ottenere risultati efficaci, questa si basa su pochi semplici principi: capacità di analisi, chiarezza degli obiettivi, visione strategica e buon senso.