Serve un sostegno pubblico più concreto ed un più utilizzo dei fondi PNRR più efficace per le piccole e medie imprese industriali, che invece temono un 2024 ancora segnato da una situazione internazionale penalizzante, necessità di investimenti in transizione energetica e digitale, mancanza di personale qualificato.
E’ il sentiment delle PMI associate ad A.P.I., che hanno chiuso il 2023 in positivo solo nel 42% dei casi (ma il 27% ha preferito non rispondere) e che per il per il 2024 temono una contrazione nel 24% dei casi. Solo il 22% delle imprese vede una crescita.
L’instabilità geopolitica, i tassi che frenano l’accesso al credito , gli investimenti), la recessione di alcune economie, la volatilità dei prezzi e gli anni di crisi pesano sulle spalle dei piccoli e medi imprenditori, sottolinea Paolo Galassi, presidente dell’associazione delle Piccole e Medie Industrie di Milano, Monza, Pavia, Lodi e Bergamo, aderente a Confartigianato Imprese.
Il 47% delle imprese «è timoroso rispetto alla debolezza economica di alcuni paesi (dalla recessione tedesca, al rallentamento della Francia, a quello USA), il 22% sta affrontando le transizioni energetica, digitale e sostenibile (quindi con investimenti importanti), il 16% non trova personale qualificato e, quindi, deve rinunciare ad alcune commesse con conseguente perdita di fatturato, l’8% sta valutando la vendita dell’azienda».
Restano i numeri positivi del’export extra UE soprattutto per la meccanica di precisione, il lusso e i prodotti di alta qualità made in Italy. Ma bisogna fare passi avanti su altri fronti, in generale «vanno create condizioni più favorevoli per fare impresa». Con l’obiettivo di far crescere il PIL e stabilizzare l’occupazione.
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API chiede di studiare iniziative di sostegno e stimolo agli investimenti e di accelerare sui decreti attuativi per sostenere l’industria; ma anche di osare con le riforme e usare i fondi del PNRR ancora a disposizione con azioni di reale utilità, che ne moltiplichino il valore».