Le imprenditrici sono molto meno numerose dei colleghi uomini, ma crescono a ritmo più sostenuto. Sia in termini numerici, sia come risultati aziendali. Continuano però a scontrarsi con una serie di ostacoli, in primis la scarsa fiducia e credibilità dell’ecosistema italiano, soprattutto se lontane dai network di supporto.
Anche questo è un aspetto peculiare: più spesso degli uomini, le donne trovano soci fra la cerchia di conoscenti e amici piuttosto che fra professionisti con cui hanno stretto rapporti nella vita professionale. E la percentuale di startup al feminile gestite interamente da donne è più alta che nella generalità delle nuove imprese, segno che le donne lavorano prevalentemente con altre donne.
Sono alcuni dei risultati emersi da un’indagine sull’imprenditorialità femminile condotta da SDA Bocconi School of Management e Huawei a conclusione della seconda edizione di “Tech with Her”.
Il programma Tech with Her
Un programma, sottolinea Wilson Wang, CEO di Huawei Italia, che ha lo specifico obiettivo «di incoraggiare l’imprenditoria femminile fornendo alle donne le competenze e gli strumenti digitali loro necessari per ricoprire ruoli di leadership. Avere contezza dei fattori che favoriscono o al contrario ostacolano lo sviluppo di attività imprenditoriali guidate da donne è fondamentale per poter individuare e proporre meccanismi e incentivi volti a superare o ridurre questi ostacoli».
«Affrontare queste sfide è essenziale per promuovere un ambiente imprenditoriale più equo e inclusivo» aggiunge Greta Nasi, docente di Innovazione nel settore pubblico, Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche Università Bocconi, e scientific director dell’iniziativa, che insiste sulla necessità di «incoraggiare la partecipazione delle donne in ruoli decisionali e migliorare le politiche aziendali in materia di diversità» per «creare un ecosistema imprenditoriale più sostenibile e rappresentativo».
Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti «in termini di presenza delle donne nel mondo del lavoro, ma molto lenti. I progressi compiuti si concentrano maggiormente sullo stimolo alla consapevolezza, alla condivisione dell’importanza della tematica, meno sui risultati concreti» sottolinea Paola Profeta, Pro-Rettrice per la Diversità, Inclusione e Sostenibilità e professoressa ordinaria di scienza delle finanze all’Università Bocconi. Un ruolo fondamentale potrebbero averlo anche un maggior supporto finanziario e servizi di mentorship specificamente rivolti alle imprenditrici.
L’analisi di scenario italiano
Sullo sfondo, un divario di genere nel mondo del lavoro che continua a posizionare l’Italia in fondo alle classifiche europee e internazionali. Il tasso di occupazione femminile itaiano è pari al 51%, contro il 62% dei paesi UE. Secondo il World Economic Forum, l’Italia è al 79esimo posto su 146 paesi nella classifica internazionale sul divario di genere.
Per quanto riguarda la composizione del‘imprenditoria femminile italiana, Paola Profeta presenta i seguenti dati.
Ci sono 1 milione e 342 mila imprese femminili, che rappresentano il 22% del totale delle imprese. Di queste, il 61,7% sono imprese individuali, il 24,3% società di capitali, l’11,1% società di persone, il 2,2% cooperative.
Le imprese femminili sono più numerose nel Sud, intorno al 23% de totale contro una percentuale inferiore al 20% nelle regioni settentrionali.
A livello di settori, parte del leone ai servizi, 66,8%, mentre solo il 15,4% delle imprese femminile è nel primario e l’11,3% nell’industria.
Startup femminili: pro e contro
Le donne che aprono una startup scelgono più frequentemente soci femminili, ed è quindi più frequente imbattersi in società esclusivamente femminili. Alla fine del 2021, in Italia, c’erano circa 14mila 400 start-up innovative, quelle femminili sono il 12,5%, a quota 1800 femminili. E di queste, il 4,2% ha una presenza esclusivamente femminile e il 5,9% ha una presenza femminile maggioritaria.
In generale, sottolinea Profeta, si conferma che in materia di imprenditorialità al femminile «ci sono ostacoli che riguardano la possibilità per le donne di iniziare attività imprenditoriali, sia in termini di training, sia di accesso al credito, alla formazione, possibilità di sostenere queste attività».
Per contro, implementare il numero di aziende fondate e guidate da donne presenta dei «vantaggi notevoli» anche in termini di sistema economico. «Il punto di vista femminile è importante, e rappresenta un bacino di talenti inesplorato che potrebbe continuare alla crescita del paese». Da questo punto di vista, il premio Nobel all’Economia 2023 di Claudia Goldin «è un grosso risultato» perché conferma che «il tema è al centro dell’economia, è un tema economico».
L’indagine Huawei – Sda Bocconi
E vediamo i risultati della ricerca Huawei – Sda Bocconi, effettuata su un campione imprenditoriale prevalemente femminile (115 donne su 155 rispondenti).
L’identikit: 92% di laureati, nel 30% proveniente da professioni intellettuali e nel 23% da dirigenza o altre esperienze imprenditoriali, nella stragrande maggioranza dei casi, 70%, il precedente lavoro era in un’azienda privata. Le percentuali di team di solo un genere aumentano per quel genere, quindi le donne lavorano molto tra donne e uomini tra uomini. Fra le donne è più alta la propensione a lavorare con parenti e amici, mentre gli uomini propendono per lavorare con esperti conosciuti nello sviluppo del progetto.
Le startup femminili sono meno aperte ai mercati esteri. Un elemento da sottolineare relativo alle motivazione che stanno alla base della scelta imprenditoriale: nelle donne sono più frequenti la molla rappresentata da un’idea innovativa e il desiderio di svolgere attività a impatto sociale.
Fra le fasi in cui si articola un progetto imprenditoriale, quella che viene indicata come più difficile è il fund raising. Questi però solo in termini assoluti, in termini relativi su questo aspetto le donne hanno meno problemi rispetti alla generalità delle startup, mentre invece dove hanno percentuali superiori alla media è la gestione del tempo.
C’è anche un aspetto rilevante relativo alla mancanza di opportunità di crescita professionale nel lavoro precedente.
Fra le conclusioni sottolineiamo alcuni punti:
- la mancanza di diversità di genere nei vertici aziendali potrebbe influire negativamente sulla visibilità delle donne nel mondo degli affari e creare ostacoli per le aspiranti imprenditrici;
- ricerca di maggiore flessibilità e opportunità di crescita personale all’interno del contesto imprenditoriale rispetto a quello tradizionale del lavoro dipendente;
- necessità di un cambio culturale e di un maggiore sostegno alle donne per le loro carriere imprenditoriali e aizendali;
- supporto finanziario e servizi di mentorship specifici;
- promozione della diversità di genere nel settore degli investimenti per arrivare a una distribuzione più equa delle risorse finanziarie;
- visioni innovative, responsabilità sociale e intraprendenza individuale caratterizzano l’ecosistema imprenditoriale femminile.
- necessità di programmi e servizi che sostengano la maternità e la conciliazione lavoro-famiglia.