Alla fine Quota 103 non diventa Quota 104 (ma in compenso c’è una penalizzazione sul calcolo della pensione), per l’Opzione Donna sale il requisito anagrafico, servono cinque mesi in più per andare in pensione con l’APE Sociale ed un montante più elevato per la pensioni anticipata contributiva a 64 anni di età.
Insomma, le modifiche alle forme di flessibilità in uscita contenute nella Manovra 2024, in base al testo arrivato in Parlamento, sono ben diverse da quelle annunciate dopo il Cdm del 16 ottobre.
Si era parlato di un accorpamento di APE Sociale e Opzione Donna che poi non c’è stato, così come di una Quota 104 senza ricalcolo contributivo. Vediamo dunque una panoramica delle misure pensionistiche contenute nella Legge di Bilancio 2024.
Come cambia l’APE Sociale 2024
Partiamo dall’APE Sociale, una misura che veniva prorogata senza modifiche da anni e che ora vede nuovi paletti. Per prima cosa, dal prossimo gennaio ci vorranno 63 anni e 5 mesi (contro i 63 anni attuali).
Vengono poi inasprite le regole sulla compatibilità con altri lavori. Oggi è possibile sommare l’APE Sociale con redditi da lavoro dipendente fino a 8mila euro e da lavoro autonomo fino a 4mila 800 euro. Dal 2024 l’APE Sociale sarà compatibile solo con redditi da lavoro autonomo occasionale fino a 5mila euro.
Lavori gravosi ammessi dall’APE Sociale 2024
Bisogna sempre appartenere a una delle quattro categorie ammesse, elencate nel comma 179 della manovra 2017 (legge 232/2016): disoccupati di lunga durata, caregiver, disabili almeno al 74%, lavori usuranti e gravosi. Tuttavia, si restringe la platea dei lavori gravosi, fra i quali non sono più ricomprese le categorie che erano state aggiunte nel biennio 2022-2023.
I lavori gravosi che danno diritto all’APE Sociale restano quelli originariamente previsti dalla Manovra 2017, come modificata dalla successiva Legge di Bilancio 2018. Eccoli:
- Operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
- Conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;
- Conciatori di pelli e di pellicce;
- Conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;
- Conduttori di mezzi pesanti e camion;
- Personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;
- Addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- Insegnanti della scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido;
- Facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati;
- Personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- Operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti;
- Operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- Pescatori della pesca costiera, in acque interne, in alto mare, dipendenti o soci di cooperative;
- Lavoratori del settore siderurgico di prima e seconda fusione e lavoratori del vetro addetti a lavori ad alte temperature non già ricompresi nella normativa del decreto legislativo n. 67 del 2011;
- Marittimi imbarcati a bordo e personale viaggiante dei trasporti marini e in acque interne.
Opzione Donna dal 2024
Sull’Opzione Donna erano state fatte diverse ipotesi ma alla fine l’unica novità rispetto allo scorso anno è l’innalzamento del requisito di età a 61 anni contro gli attuali 60.
Per il resto non cambia nulla: 35 anni di contributi, sconto sul requisito anagrafico pari a un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni, per cui con due figli le donne possono usare questa opzione a 59 anni. Appartenenza alle tre categorie già previste: caregivers, invalide 74%, disoccupate oppure dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale. Questi requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2023.
Resta il ricalcolo interamente contributivo della pensione.
Quota 103 con ricalcolo contributivo
La Quota 103 sembrava dovesse diventare Quota 104, invece alla fine non viene richiesto un anno in più di età e i due requisiti restano 62 anni di età e 41 anni di contributi, però si allunga però la finestra mobile, che dagli attuali tre mesi sale a sette mesi per i dipendenti privati e a nove mesi per quelli pubblici.
La vera (dolente) novità è però il sistema di calcolo della pensione: oggi non ci sono decurtazioni sull’assegno previdenziale mentre dal 2024 per chi esce con questa formula viene interamente calcolata con il metodo contributivo.
Per giunta, non può superare l’importo pari a quattro volte il trattamento minimo INPS (2.272 euro lordi al mese) fino a quando non si raggiunge l’età per la pensione di vecchiaia (oggi fissata 67 anni).
Attenzione: queste nuove regole valgono solo per chi matura la Quota 103 nel 2024 mentre chi ha 62 anni e 41 di contributi entro il 31 dicembre 2023 rientra nelle vecchie regole, che non comportano né il ricalcolo contributivo né l’allungamento delle finestre mobili.
Le altre misure sulle pensioni in Manovra 2024
In Manovra 2024 ci sono anche altre misure sulle pensioni, che non riguardano al flessibilità in uscita.
Taglio pensioni future per alcuni ex-INPDAP
Per alcune categorie del pubblico impiego ex INPDAP (come i dipendenti delle amministrazioni locali, il personale sanitario, gli insegnanti della scuola elementare) c’è una riduzione della parte di pensione maturata con il calcolo retributivo: se hanno meno di 15 anni di contributi versati entro il 31 dicembre 1995, avranno un taglio della pensione, perché sono stati introdotti nuovi coefficienti di rendimento sulla parte retributiva.
Brutte notizie anche per gli attuali pensionati con trattamenti sopra dieci volte il minimo (5.679 euro lordi), che dal primo gennaio 2024 subiranno un’indicizzazione ridotta.
=> Aumento pensioni 2024: aliquote rivalutazione per ogni fascia
L’unica buona notizia del ddl di Bilancio è quella che riguarda i giovani che si ritireranno con il sistema interamente contributivo (misura che ha un impatto di lungo periodo, non un effetto immediato): per le pensioni di vecchiaia viene eliminato il vincolo che imponeva un assegno di un certo importo, così che non si debba aspettare i 70 anni e più nel caso di contributi di scarso valore ma si possa comunque uscire al raggiungimento dei requisiti standard per la vecchiaia.