La brutta notizia è che il contesto macroeconomico continua a impattare sui ritardi di pagamento alle imprese (nell’ultimo anno salgono al 94% quelli con oltre 30 giorni di ritardo rispetto al 9,1% del terzo trimestre 2022), la buona è che siamo ancora lontani dai picchi registrati nel quarto trimestre del 2019 (10,5%) e del 2020 (12,8%).
Sono trend evidenziati da Cribis, che confermano il lento ma continuativo peggioramento nella puntualità dei pagamenti, dovuto soprattutto alla maggiore incidenza dell’inflazione e del calo dei prestiti alle imprese.
Tempi di pagamento alle imprese
A settembre 2023 i pagatori puntuali erano il 41,1% del totale, dato in linea con il terzo trimestre del 2022 (41,2%), e in deciso miglioramento sia rispetto a fine 2019 (34,7% pre-pandemia), sia sul 2020 (35,7%).
Numeri a due velocità per le microimprese, con una concentrazione del 42,8% di pagatori puntuali, e una media di tempi di pagamento di 69 giorni (inferiore ai 71 giorni di media nazionale), ma che registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,3%)
I settori in difficoltà
I settori in cui si concentrano maggiormente i ritardi nei pagamenti sono i trasporti, +21,5%, costruzioni (+16,5%), servizi per le persone (+13,3%), installatori (+12,7%), energy&telco (+12,3%), industrie del legno e dei mobili (+11,1%).
Sono i segmenti su cui pesano maggiormente il contesto inflazionistico, le fluttuazioni nel costo delle materie prime, l’instabilità dei mercati energetici, i problemi di liquidità delle imprese.
Nel solo terzo trimestre, invece, i problemi si concentrano maggiormente nei settori ristoranti e bar, +19,4%, grande distribuzione e industria alimentare, con una quota che raggiungono una quota di ritardi gravi del 12%, condizionata prevalentemente dalla necessità di mantenere i prezzi competitivi.
La media in giorni più alta sui tempi di pagamento riguarda le industrie chimiche e quelle della ceramica (91 giorni), mentre la più bassa è quella dei Servizi per le persone che non superano i 30 giorni.
Il settore energy&telco ha una media di 69 giorni, l’industria siderurgica di 82 giorni, mentre grande distribuzione e alimentari rispettivamente 67 e 71 giorni.
Le regioni con i peggiori pagatori
Per quanto riguarda l’analisi geografica, l’area più affidabile è il Nord Est, con il 47,9% di pagamenti regolari, nel Nord Ovest spicca il miglioramento della Valle d’Aosta, mentre le maggiori criticità si registrano nel Sud e nelle Isole, con aumento dei ritardi gravi del +14,8% (ma c’è anche un leggero miglioramento di quelli puntuali, che si assestano al 28,6% rispetto al 28,1% dello scorso anno).
In Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto la maggiore quota di pagamenti regolari (sopra il 47%), Sicilia e Calabria sono in ultima posizione, il Trentino-Alto Adige è la regione con la media più bassa pari a 64 giorni medi, mentre Lazio e Calabria sono le regioni con i valori più alti (82 e 81 giorni medi).
Strategie di contrasto al problema
Cribis sottolinea l’importanza di adottare strategie flessibili per gestire efficacemente queste difficoltà e garantire resilienza finanziaria in un ambiente economico in continua evoluzione.
Ricordiamo che le direttive europee stabiliscono un termine di pagamento di 30 giorni per le transazioni commerciali, con possibile estensione a 60 giorni, ma c’è la proposta di prevedere un limite massimo di 30 giorni.