Nel 2024, la pensione anticipata alternativa a quella Fornero prevede poche, rigide possibilità. Il Governo ha reso ancor più selettiva la flessibilità in uscita, che prevede le seguenti formule:
- Quota 103 (62 anni di età + 41 anni di contributi con requisito minimo di assegno maturato e ricalcolo contributivo),
- APE Sociale (63 anni e 5 mesi di età + 30/36 di contributi per 4 categorie di lavoratori),
- Opzione Donna (61 anni + 35 di contributi per 3 categorie di lavoratrici, sconti specifici e ricalcolo contributivo),
- Pensione anticipata contributiva (64 anni+ 20 anni di contributi effettivi dopo il 1995).
Vediamo in dettaglio cosa cambia con le novità della Manovra 2024, per le vecchie e nuove formule di pensione.
Come funziona la nuova flessibilità in uscita
Con questo “assaggio” di riforma pensioni, il Governo attua una sorta di razionalizzazione delle diverse formule oggi disponibili.Vediamo in estrema sintesi cosa cambia per ciascuna.
APE Sociale 204 platea ridotta
L’uscita anticipata, Quota 103 e pensione anticipata contributiva a parte, viene fondamentalmente limitata ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati (caregiver, disoccupati, gravosi/usuranti, disabili…) con età anagrafica fissa di 63 anni e 5 mesi con 30/36 anni di contributi. La grande novità è l’esclusione delle 23 categorie di mansioni gravose inserite nel 2022 ed ora stralciate, per l’accesso all’APE Sociale: nel 2024, possono andare in pensione anticipata gravosi delle precedenti 15 categorie.
Opzione Donna meno accessibile
Non va meglio alle lavoratrici donne, che nel 2024 devono maturare entro dicembre 2023 almeno 35 anni di contributi per uscire prima ma anche raggiungere un’età di 61 anni (ridotti a 60 con un figlio e 59 con due o più figli). Il tutto, con il consueto ricalcolo interamente contributivo dell’assegno e con le finestre di decorrenza (tutti i requisiti restano gli stessi del 2023 tranne quello anagrafic, che aumenta di un un anno). Considerata la platea ridotta a sole tre categorie (esuberi da aziende con tavoli di crisi aperti; caregiver familiari da almeno 6 mesi; invalide almeno al 74%), di cui una riservata alle sole dipendenti, resta quasi una chimera perle autonome agganciare Opzione Donna nel 2024.
Quota 103 poco conveniente per chi va la pensione
Unica eccezione è quella per coloro che, per uscire prima, come dicevamo devono almeno vantare 41 anni di contributi e 63 anni di età:
- se rimangono a lavoro, sono “premiati” con il Bonus Maroni in busta paga (che dirotta sullo stipendio netto una quota dei contributi previdenziali),
- se escono prima sono “penalizzati” con un tetto massimo imposto all’importo dell’assegno fino alla maturazione del requisito pieno per la pensione Fornero (non ri dicuce a non oltre 4 volte il trattamento minimo INPS), con il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno e con le finestre di decorrenza che salgono, rispettivamente, a 7 mesi nel privato e 9 mesi nel pubblico.
Pensione anticipata ordinaria 2024
Non ci sono novità per quanto riguarda la pensione anticipata ordinaria (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi le donne) senza vincoli di età e con decorrenza di tre mesi di finestra mobile, mentre per la pensione anticipata contributiva a 64 anni di età sale l’importo soglia minimo: 3 volte il minimo pensione (2,8 per le donne con un figlio e 2,6 con più figli). Un requisito difficile da centrare.
Questi contributivi puri potranno però riscattare fino a 5 anni anche non continuativi di “vuoti” previdenziali con costo agevolato dell’onere. Noon si tratta però di un riscatto agevolato: la nuova pace contributiva 2024 è a prezzo pieno, dunque l’onere del riscatto segue le regole ordinarie, al costo dell’ultima retribuzione.
Ancora per il 2024 si attua il blocco degli scatti pensionistici: fino al 2026 l’Istat non ha previsto nuovi adeguamenti alle aspettative di vita, anche se lo sblocco dell’età pensionabile è stato anticipato dalla Manovra a fine 2024.
Dunque, per chi sceglie di andare in pensione nel 2024 con i requisiti ordinari, le regole sono le stesse del 2023. Dovrebbero restare tali fino al 2026, almeno in base al decreto MEF con le indicazioni sul mancato scatto anagrafico.
I condizionali sono legati ad un possibile intervento normativo che potrebbe intervenire in materia il prossimo anno, magari imponendo cambiamenti radicali (nella fantomatica riforma pensioni che si trascina in anno in anno e che forse nel 2024-2025 potrebbe trovare compimento) ai requisiti di accesso pensione anticipata ordinaria.
Pensione Precoci: requisiti 2024 per la Quota 41
Anche per i Precoci resta confermata la possibilità di uscire con la Quota 41, ossia con 41 anni di contributi senza requisito anagrafico.
I lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni sono considerati “precoci” e possono accedere alla Quota 41 se rientrano in una delle categorie di lavoratori ammesse:
- disoccupati dopo tre mesi dalla NASpI o altra indennità;
- caregiver da almeno 6 mesi di coniuge o parente di primo grado convivente con Legge 104;
- invalidi civili con almeno il 74% di riduzione della capacità lavorativa accertata;
- addetti a lavori usuranti o gravosi per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività.
Requisiti pensione di vecchiaia: novità dal 2024
La pensione di vecchiaia ordinaria, ossia quella basata sui requisiti previsti dalla Legge Fornero, restano di fondo gli stessi (67 anni di età e 20 anni di contributi) ma con una novità, pensata per andare incontro ai giovani con carriere discontinue e pochi contributi accumulati a fine carriera: per i lavoratori privi di contribuzione al 31 dicembre 1995, viene eliminato il requisito che imponeva un importo minimo della pensione maturata pari a 1,5 volte l’assegno sociale per esercitare il diritto a pensione.
Resta però il vincolo dell’importo soglia pari all’assegno sociale stesso. Il paletto “soglia” rischia di far slittare la pensione oltre i 70 anni. In futuro, con l’adeguamento alle speranze di vita programmato per il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia (che innalzerà l’attuale età pensionabile di 67 anni), il momento della pensione rischia comunque di arrivare anche a 73-34 anni.
Pensioni giovani: un’occasione mancata
La riduzione del vincolo d’importo soglia – pensato in origine per garantire una pensione dignitosa ai futuri pensionati – sembra essere una scelta un po’ semplicistica adottata dal Governo, che invece di intervenire per rendere più sostanziose le pensioni dei “contributivi puri” (introducendo sconti o valorizzando in qualche modo i rendimenti della previdenza complementare), più “pilatescamente” ha preferito lavarsene le mani, lasciando temporaneamente ai futuri pensionati il “diritto” di andare in pensione intascando però un assegno mensile pari al “minimo sindacale”.
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A poco serve permettere il riscatto (da pagarsi da sè) dei 5 anni di vuoti, che costa migliaia e miglia di euro. Vero è che le risorse finanziare a disposizione non consentivano al momento soluzioni più ambiziose o coraggiose. Se ne riparlerà con la riforma pensioni, se mai si farà.