Serve una profonda riforma degli incentivi edilizi per girare pagina rispetto al Superbonus ed affrontare la sfida della Direttiva UE sulle Case Green (che nel frattempo ha registrato una battuta d’arresto, per quanto la via sia ormai tracciata): lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin nel corso di un’audizione alla Camera.
La riforma dei bonus in Edilizia deve dare priorità ai lavori di riqualificazione energetica degli edifici residenziali con un orizzonte temporale almeno decennale e aliquote differenziate in base ai livelli di partenza e agli obiettivi da conseguire, con finanziamenti agevolati per i redditi bassi.
Addio al Superbonus
Il ministro è partito dai dati sul Superbonus, appena aggiornati dall’ENEA al 30 settembre: oltre 430mila asseverazioni, il 17% su edifici condominiali, investimenti ammessi a detrazioni poco sopra gli 88 miliardi, lavori già conclusi intorno ai 75 miliardi. Oltre la metà delle spese riguarda edifici residenziali (il 56,7%, per oltre 50 miliardi di euro), seguiti da edifici unifamiliari (il 30,7% pari a 27,8 miliardi) e le unità immobiliari (12,6%, per 11,3 miliardi).
Una norma dai tanti buoni propositi, ma che ad un’analisi costi-benefici postuma non viene giustificata dagli effetti espansivi rispetto ai problemi creati sui conti pubblici o sull’aumento dei prezzi nel settore.
Come ha sottolineato il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, presentando la NaDEF, l’incremento di 0,7 punti dell’indebitamento netto 2023 è interamente riconducibile all’impatto sui conti pubblici dei bonus edilizi.
Il problema si è creato anche per la necessità di riclassificare i crediti edilizi in base alle indicazioni Eurostat sulla contabilizzazione (bisogna interamente imputarle all’anno in cui si riferiscono). Un precedente da non ripetere.
Riforma agevolazioni edilizie entro giugno 2024
Alla luce dell’esperienza, serve ora definire la riforma delle agevolazioni edilizie, prevista entro giugno 2024, «con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti», superando «la frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive».
Nel concreto, bisogna ottimizzare tempistiche e costi degli interventi e favorire una riqualificazione profonda in ottica di sostenibilità in vari ambiti: tutela ambientale, energia, digitalizzazione, sicurezza.
Questa riforma «dovrà avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi europei previsti per il settore residenziale», concentrarsi sulle «unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva Case Green», garantire aliquote «distribuite in un massimo di dieci anni e ammettere interventi sia singoli che di riqualificazione energetica profonda», con costi massimi ammissibili univoci su tutto il territorio, e prevedere accesso a finanziamenti agevolati, anche eventualmente con la cessione del credito, ma selettivi.
Il tutto deve poi coordinarsi con «un quadro di incentivi edilizi stabili nel tempo, che dobbiamo definire nell’attuazione della delega fiscale».
Gli step della riforma dei bonus edilizi
Il ministro ha istituito gruppi di lavoro tematici che stanno lavorando sulla riforma degli incentivi in edilizia.
Nel frattempo, ha ricordato, in Europa è in corso il trilogo, ovvero l’ultimo per l’attuazione della direttiva europea sulla Case Green, su cui in realtà ci sono ancora posizioni divergenti tra Commissione, Consiglio e Parlamento UE. In ogni caso, l’obiettivo dell’Italia è quello di rivedere il timing, prevedendo un percorso più realistico di raggiungimento degli obiettivi (nessun edificio con classe energetica inferiore alla D entro il 2035).
L’Italia ha un patrimonio edilizio di 31 milioni di fabbricati, di cui circa 21 milioni oltre la classe D (quindi, da riqualificare entro il 2035). Oltre a insistere per una revisione delle tempistiche, chiede anche di definire un quadro preciso di finanziamenti e incentivi a livello europeo che favorisca la concreta realizzazione delle misure.
Nubi sulla Direttiva UE Case Green
Sull’iter di approvazione della Direttiva UE Case Green (Direttiva EPBD – Energy Performance of Buildings Directive) si registra intanto un piccolo colpo di scena: nella seduta del 12 ottobre, il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea non hanno raggiunto l’accordo all’interno del trilogo con la Commissione UE.
Il pomo della discordia resta la parte del testo approvato dal Parlamento UE che impone la ristrutturazione entro il 2033 di tutti gli edifici residenziali nelle classi E, F, G.
La soluzione potrebbe essere quella di demandare agli Stati membri il compito di stilare un crono-programma per ridurre il consumo energetico del parco edilizio residenziale, con target progressivi da concordare a livello comunitario.
Tra i punti più controversi della norma sono strati stralciati anche la previsione di mutui green (che avrebbero penalizzato gli immobili ancora da ristrutturare) e l’obbligo di colonnine di ricarica elettrica e di cablaggio dei parcheggi in edifici esistenti.
Le certificazioni energetiche rimarranno inalterate e gli Stati membri potranno definirne le classi, con validità di 10 anni.