La crisi economico-finanziaria ha inciso drammaticamente sulla vita di molte realtà aziendali italiane nel 2008. Nello scorso anno è stato superiore al 50% l’incremento di fallimenti, passato da 6mila casi a circa 13mila.
Secondo le elaborazioni Cribis, sono numerose anche le altre procedure concorsuali, tra cui 1,4 milioni di protesti, 13.400 liquidazioni volontarie e 318 liquidazioni coatte amministrative.
Le provincie più colpite secondo la classifica stilata sono stati Napoli e Roma che perde il precedente primato. Al terzo posto Milano, seguita da Brescia e Torino.
Le aziende a maggior rischio di fallimento sono state e continuano ad essere le piccole imprese, alle strette dipendenze di imprese terze e prive di un proprio marchio presente sul mercato in forma stabile. Tra i settori più colpiti sicuramente l’edilizio e il manifatturiero.
Nel 2009 il rischio è quello di una ulteriore crescita di situazioni analoghe, almeno in mancanza di un piano forte e significativo da parte del Governo. La speranza degli industriali rimane quindi l’iniziativa istituzionale che potrebbe evitare il diffondersi della crisi e impedire il coinvolgimento di imprese di maggiore dimensione.
Importante evidenziare che il numero di imprese fallite è solo una piccola percentuale rispetto a quelle registrate, che sono circa 5 milioni.