Secondo le ultime rilevazioni condotte da ABI e Cerved, è previsto un incremento significativo del tasso di deterioramento del credito delle imprese nel 2023, che dovrebbe toccare il 3,1%, in aumento dal 2,2% del 2022. Si tratta di dati peggiori persino rispetto a prima del periodo Covid, quando che si attestavano al 2,9%.
L’Outlook 2023-2025 vede raggiungere il picco della crescita per i NPL (Non Performing Loans) della aziende stimata per il 2024 (3,8%) con un’inversione di tendenza attesa solo per il 2025.
Crediti d’impresa in default
A determinare questo scenario sui crediti deterioriati delle imprese (sofferenze e crediti classificati come scaduti o con probabili inadempienze) sono i ben noti fattori: alta inflazione con aumento dei tassi BCE e conseguente freno alla crescita econo economica, con un effetto domino che si ripercuote sui crediti deteriorati.
Le proiezioni del tasso di deterioramento dei crediti alle imprese per settore e per area geografica mostrano un aumento dei nuovi crediti in default tra il 2022 e il 2023 in tutti i settori considerati. I servizi rimangono quello più colpito, con un tasso di deterioramento del 3,2%, seguito dalle costruzioni (2,9%) e l’industria (2,8%). L’agricoltura mostra un tasso di deterioramento del 2,8%.
A livello geografico, in tutto il Paese si prevede un aumento del tasso di deterioramento del credito alle imprese. Il Sud e le Isole presentano il tasso di default più elevato, passando dal 2,8% del 2022 al 4% nel 2023. Il Nord Est e il Nord Ovest mostrano un incremento significativo dei tassi di deterioramento, rispettivamente del 2,3% e del 2,6%, entrambi superando i valori pre-Covid. Il Centro mostra un aumento di un punto percentuale, passando dal 2,7% del 2022 al 3,7% del 2023.
Picco 2024 e inversione 2025
Le stime indicano un ulteriore aumento nel 2024, con l’indice che potrebbe raggiungere un picco del 3,8%, il valore più alto dal 2016.
Nel 2025, si prevede un’inversione di tendenza, con un tasso di deterioramento che dovrebbe attestarsi al 3,1%, una percentuale più alta rispetto al 2019, ma ancora lontana dai massimi raggiunti nel 2012 (7,5%).