NaDEF approvata nel Consiglio dei Ministri del 27 settembre: come previsto, la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza incorpora nelle stime sul deficit 2023 la classificazione dei crediti edilizi secondo le indicazioni Eurostat, quindi per il 2024 il Governo avrà più spazi di manovra per finanziare la Legge di Bilancio.
I nuovi numeri della NaDEF
La previsione sul PIL 2023 si fermerà allo 0,8%, con una revisione al ribasso rispetto all’1% previsto in primavera. Revisione al ribasso anche per la crescita 2024, all’1,2% dall’1,4% previsto dal DEF di primavera. Per il 2024 e il 2025 la stima è +1% per ciascuna annualità.
Il deficit sale al 5,3% nel 2023 dal 4,5% previsto ad aprile, mentre per il 2024 quello programmatico è fissato al 4,3%. Si scende 3,6% e 2,9% nel biennio successivo. Ecco gli obiettivi di indebitamento netto in rapporto al PIL: deficit tendenziale a legislazione vigente del 5,2% nel 2023, del 3,6% nel 2024, del 3,4% nel 2025 e del 3,1% nel 2026.
Per quanto riguarda il debito, secondo la NaDEF nel 2024 sarà pari al 140,1%. Il DEF di primavera segnava 142,1% nel 2023 e 141,4% nel 2024, per poi scendere al 140,9% nel 2025.
Anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2024
Tra poche settimane l’Esecutivo dovrà approvare lo schema di legge di Bilancio: la presentazione delle linee guida all’Europa è in calendario per metà ottobre. In tutto, in base alle anticipazioni, si parla di un Legge di Bilancio da 20 miliardi.
La ridotta crescita del PIL lascia pochi margini, ma la maggior flessibilità sul deficit 2024 ne apre di nuovi: la differenza fra il tendenziale e il programmatico (0,7%) dovrebbe valere circa 14 miliardi, utilizzabili per finanziare la Manovra.
Secondo il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha commentato la Nota di aggiornamento al DEF in conferenza stampa dopo la conclusione del Consiglio dei Ministri, questa nuova stima dovrebbe permettere al Governo di
confermare interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi, in particolare il taglio cuneo e misure premiali per la natalità oltre a stanziamenti significativi per rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Ad aprile, invece, il tesoretto ammontava a 4,5 miliardi, dovuto ad una differenza tra deficit programmatico (3,7%) e tendenziale (3,5%) dello 0,2%.
«Non rispettiamo il 3%» del deficit, ha continuato Giorgetti «ma la situazione complessiva non induce a ritenere di fare politiche procicliche che alimentano la recessione». Insomma, si confida nella flessibilità concessa dalla UE, a cui sono stati già trasmessi i nuovi dati della NaDEF.
L’anno prossimo, ad ogni modo, quando non sarà più possibile utilizzare la flessibilità sul disavanzo concessa dal Patto di Stabilità UE per fronteggiare Covid e guerra in Ucraina, si esaurirà quanto meno la tensione sul deficit determinata dal Superbonus.
Le risorse a disposizione per la Manovra
Fra le risorse a cui il Governo potrebbe attingere: la tassa sugli extraprofitti delle banche, un intervento di riordino delle detrazioni fiscali, misure di spending review.
Non si esclude l’ipotesi di nuove definizioni agevolate, anche se su questo sembra che il dibattito all’interno della maggioranza sia particolarmente acceso: la Lega è a favore di un condono edilizio su piccole irregolarità e non abbandona l’idea di una nuova tregua/pace fiscale sulle cartelle esattoriali.
Gli alleati di Governo sono decisamente più prudenti su entrambe le ipotesi.
Misure in cantiere
Comunque sia, difficilmente la manovra conterrà misure di grande impatto sui conti pubblici, come le riforme strutturali, anche se non si esclude un primo intervento attuativo della riforma fiscale con l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF.
Fra le altre anticipazioni del Governo, c’è anche un intervento per rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e nuove misure a sostegno delle famiglie con figli.
Sulle pensioni si attende la proroga di APE Sociale (con possibile introduzione di una nuova APE Donna) e di Quota 103, con ipotesi di staffetta generazionale (sempre che non finiscano come il flop dello scivolo pensione nelle PMI, mai partito). Sull’Opzione Donna, si valutano le risorse per ridurre il requisito anagrafico a 58 anni, ora previsto solo per le lavoratrici con almeno due figli (il requisito pieno di 60 anni diminuisce di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni).