L’Intelligenza Artificiale è diventata parte integrante della vita lavorativa ed è presente in numerose funzioni aziendali, rivelandosi preziosa per la gestione automatizzata dei magazzini, la manutenzione predittiva, la business intelligence e l’office automation, solo per fare alcuni esempi.
Ma lo scenario è più complesso: secondo uno studio della società di consulenza McKinesy, il 22% delle attività lavorative oggi svolte in Europa saranno automatizzate entro il 2030. Per l’Italia, il mercato del lavoro l’anno della rivoluzione dovrebbe essere intorno al 2027.
Intelligenza Artificiale: impatto sul mondo del lavoro
Entro il 2027, secondo il World Economic Forum (WEF), l’integrazione della AI e delle altre tecnologie è destinata a generare notevoli cambiamenti nel 23% dei posti di lavoro, creando 69 milioni nuovi posti ed eliminandone 83 milioni. Inoltre, secondo un recente studio sul potenziale impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro italiano – condotto da Ernst & Young, assieme a Manpower Group e Sanoma, nei prossimi anni assisteremo al calo della domanda per il 41,7% delle professioni a scarsa specializzazione o in settori a bassa crescita (come agricoltura, industrie tradizionali, cuoio e pelle di artigianato).
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Le 10 professioni in evoluzione entro il 2030
Specialisti e addetti alle seguenti funzioni, da qui a breve saranno interessati da una profonda rivoluzione delle competenze richieste, per venire incontro alle rinnovate funzionalità basate su Intelligenza Artificiale:
- Reti e comunicazioni informatiche
- Sicurezza IT
- PR e Immagine
- Analisi e progettazione software
- Analisi di sistema
- Orientamento
- Assistenza sociale
- Ingegneria delle TLC
- Ingegneria biomedica e bioingegneria
- Elettrotecnica dell’automazione industriale
Le nuove competenze AI sul lavoro e in azienda
Stando altri studi Cisco e Salesforce, tuttavia, solo 1 italiano su 10 ammette di possedere competenze in materia di Intelligenza Artificiale e solo l’8% delle aziende si dicono preparate al cambiamento. Le skill per poter sfruttare al meglio le potenzialità della AI, infatti, sono proprio le competenze trasversali o soft che oggi si rivelano tanto importanti quanto quelle tecniche, come sottolinea Irene Vecchione, Amministratore Delegato di Tack TMI Italy (Gi Group Holding):
Lo scenario è sicuramente complesso, ma il primo passo è trovare un equilibrio tra il fattore umano e l’intelligenza artificiale. L’ibridazione sarà, infatti, la via sostenibile, sia per le aziende, che dovranno essere in grado di formare le proprie persone per gestire al meglio le potenzialità dell’AI, compresa quella generativa, sia per il singolo lavoratore che dovrà rafforzare queste skill ancora di più rispetto al passato per essere allineato alle innovazioni aziendali e alle richieste del mercato.
È proprio da Tack TMI Italy che arriva l’elenco delle cinque competenze umane considerate più strategiche per le imprese, destinate a diventare determinanti per interagire con le tecnologie della AI:
- pensiero critico, la capacità di analizzare e filtrare le informazioni fornite dall’AI, anche individuando le possibili implicazioni etiche e sociali;
- creatività, competenza che può realmente aiutare a superare i limiti dell’AI, facilitando la comprensione del contesto e la generazione di nuove idee;
- intelligenza emotiva, fondamentale per comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri, al fine di sviluppare relazioni interpersonali positive e risolvere in modo costruttivo le situazioni di potenziale conflitto;
- collaborazione, la capacità di lavorare “in team” anche con l’Intelligenza Artificiale, le cui funzioni possono migliorare l’efficienza del lavoro di squadra;
- adattabilità, vale a dire la capacità di allinearsi alle nuove tecnologie e ai nuovi strumenti basati sulla AI in modo rapido, sviluppando nuove competenze.