Sarebbero oltre 800mila le Partite IVA ferme da almeno un triennio, attività prossime alla chiusura secondo quanto previsto dal Testo unico delle Imposte sui Redditi e destinatarie di avvisi ad hoc inviati dall’Agenzia delle Entrate.
Chiusura Partite IVA inattive
I dati, aggiornati al 31 luglio 2023, fanno il punto su quelle attività che potrebbero essere chiuse d’ufficio nell’immediato futuro, in quanto non hanno presentato dichiarazione IVA negli ultimi tre esercizi e non hanno redditi di impresa o di lavoro autonomo prendendo in esame gli anni 2019, 2020 e 2021.
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Le Partite IVA che ricevono gli avvisi hanno 60 giorni di tempo per fornire chiarimenti e tentare di bloccare la chiusura, mentre non è prevista alcuna possibilità di appello per le attività che risultano aperte e chiuse prima di versare le imposte, considerate da Fisco situazioni di grave e sistematica evasione e inadempimento fiscale.
Chiusura Partite IVA a rischio
Al 31 luglio scorso, inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha emanato 1.221 provvedimenti di cessazione d’ufficio della Partita IVA, coinvolgendo 359 attività in Lombardia (29%), 254 in Lazio (21%) e 166 in Campania (14%), mentre in Toscana e Veneto ci sono state 105 chiusure e ammontano a 232 le cessazioni in tutte le restanti regioni.
Infine, è stata elaborata un’ulteriore lista di oltre 500 Partite IVA aperte fra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, con anomalie sotto il profilo soggettivo e da operazioni economiche per oltre 2 miliardi di euro sulle quali sono in corso approfondimenti.