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Riforma Fiscale: come cambia lo Statuto del Contribuente

di Barbara Weisz

16 Agosto 2023 14:10

Nella Riforma Fiscale Meloni c'è anche una revisione dello Statuto del Contribuente: interpelli a pagamento, obbligo di motivazione negli atti impositivi.

La nuova disciplina dell’interpello è la novità principale della Riforma fiscale che va a toccare lo Statuto del Contribuente, ma cambiano anche le motivazioni degli atti impositivi da parte dell’Amministrazione finanziaria e il richiamo alla certezza del diritto.

Le norme sono contenute nell’articolo 4 del disegno di legge delega per la riforma, rimasto invariato anche dopo il passaggio parlamentare.

Revisione dello Statuto del Contribuente

I criteri direttivi a cui il Governo deve uniformarsi nei decreti legislativi attuativi sono tre:

  • rafforzare l’obbligo di motivazione degli atti impositivi;
  • valorizzare i principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto;
  • razionalizzare la disciplina dell’interpello.

Interpello a ostacoli e a pagamento

Con l’obiettivo di ridurre il ricorso a questo strumento, a fronte dell’eccessivo numero di richieste (nel 2022 sono state pubblicate di 17mila risposte, quasi 50 al giorno di media), la riforma riduce i casi in cui si può presentare istanza di interpello e introduce anche il pagamento di un contributo, parametrato a fattori quali la tipologia di contribuente o il valore della questione oggetto dell’istanza.

Le risorse serviranno a finanziare la specializzazione e la formazione professionale continua del personale delle agenzie fiscali.

Riduzione del numero di interpelli

Per ridurre il numero di interpelli, sono previsti diversi strumenti.

In primis, si prevede di incrementare l’emanazione di provvedimenti interpretativi di carattere generale, da elaborare anche a seguito dell’interlocuzione con ordini professionali, associazioni di categoria e altri enti esponenziali di interessi collettivi, nonché tenendo conto delle proposte pervenute attraverso pubbliche consultazioni. Quindi, regole più chiare che risolvano i dubbi alla radice, piuttosto che la necessità di fornire pareri specifici. L’interpello va utilizzato solo per questioni che non trovano soluzione in documenti interpretativi già emanati. Le persone fisiche e i contribuenti di minori dimensioni lo potranno utilizzare «nelle sole ipotesi in cui non è possibile ottenere risposte scritte mediante servizi di interlocuzione rapida, realizzati anche attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali e di intelligenza artificiale».

Infine, si prevede di disciplinare l’istituto della consulenza giuridica, distinguendolo dall’interpello e definendone presupposti, procedure ed effetti, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Attualmente la consulenza giuridica non ha carattere vincolante, rappresenta una sorta di orientamento o chiarimento che il fisco fornisce in genere ad associazioni di categoria o a enti pubblici.

La motivazione degli atti impositivi

La legge delega fissa come orientamento generale quello di rafforzare l’obbligo di motivazione degli atti impositivi, anche mediante l’indicazione delle prove su cui si fonda la pretesa.

La novità sembra dunque essere la necessità di fornire le prove su cui si basa l’atto impositivo.

Ci sono già in questo senso orientamenti della Corte di Cassazione, pertanto si prosegue nel solco tracciato dalla riforma del processo tributario, in base alla quale l’Amministrazione, se chiamata in giudizio, ha l’obbligo di fornire le prove (al momento non richieste, invece, per emettere l’atto impositivo).

La portata della novità sarà più chiara quando usciranno i decreti legislativi attuativi.