Dopo un inizio anno in positivo, si conferma nell’ultimo trimestre la contrazione dei prestiti alle imprese, con uno scenario di tassi alti e inflazione ancora elevata che impatta negativamente soprattutto sulle PMI: sono le principali evidenze dell’analisi CRIF sull’andamento del primo semestre 2023.
La frenata (nel semestre pari a -4,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) riguarda in particolare le ditte individuali, che da gennaio a giugno hanno segnato un -6,5%; scendono anche le richieste delle società di capitali ma in misura inferiore (-3%). A soffrire sono soprattutto alcuni settori, come la Ristorazione.
Credito imprese: calano le domande, cambiano gli importi
L’importo medio risulta in crescita del 17,6% rispetto al pari periodo 2022 e si attesta a 141.581 euro, ma con il secondo trimestre che mostra un rallentamento (+8,3%), a riprova del peggioramento delle condizioni di credito degli ultimi mesi.
La distribuzione per fasce di importo vede quella sotto i 5mila euro crescere di quasi un punto percentuale e attestarsi al 30,7% del totale delle richieste. Aumenta il distacco dalla seconda classe di importo, quella oltre i 50mila euro, che a sua volta perde un punto percentuale, calando dal 29,2% al 28,2%.
Per le Imprese individuali, le richieste hanno registrato un importo medio di 47.561 euro (+14,7%), con incidenza dello scaglione sotto i 5.000 euro pari al 35,7% del totale.
Per le Società di Capitali l’importo medio richiesto ammonta a 185.670 euro (+16,9%) con il 33,3% si richieste per finanziamenti oltre i 50.000 euro.
PMI in difficoltà
«Il mercato industriale potrà attingere ai fondi europei per sostenere il tessuto economico locale e percorrere così nuove strade di innovazione e sostenibilità. Purtroppo, le piccole e medie imprese sono quelle che stanno soffrendo maggiormente la congiuntura economica sfavorevole, con l’aumento dei tassi e la perdita del potere di acquisto», commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.
La fotografia regionale
A livello regionale l’andamento è analogo a quello nazionale. Sul fronte delle domande di finanziamento, l’unica eccezione è la Sicilia, che in controtendenza segna un aumento.
L’importo medio cresce in doppia cifra in 14 regioni su 20, con variazioni più contenute in Basilicata e Umbria e contrazioni per Trentino-Alto Adige, Molise e Calabria.
Focus sul Turismo
L’analisi CRIF contiene poi un focus sul Turismo, uno dei settori in cui il tasso di rischiosità è maggiormente in crescita. Le misure messe in campo dai Governi per limitare i danni da Covid hanno sostenuto il comparto, che nel 2020 e nel 2021 ha segnato un tasso di default sui minimi storici, intorno al 2,5%, rispetto a un dato nel range 5-6% pre pandemia. A partire dal 2022 c’è stato però un progressivo incremento, fino al 4% già a fine 2022.
A pesare sono soprattutto le attività della ristorazione, con una netta risalita della rischiosità specie negli ultimi trimestri 2022, mentre gli altri segmenti (servizi di alloggio, sport e intrattenimento, gaming e agenzie viaggi) hanno gestito meglio la volatilità del contesto macroeconomico, a partire dalle dinamiche inflazionistiche e dei prezzi energetici, mostrando di conseguenza tassi di default in risalita solo marginale nel corso del 2022. Anche nel Turismo, la maggior rischiosità riguarda le aziende di minori dimensioni.