Il troppo caldo non aiuta la crescita economica, anzi fa perdere punti di PIL. Dall’inizio del 1900 le temperature in Italia sono aumentate di circa 2 gradi, con un impatto economico negativo, in particolare fra il 1981 e il 2001. Se dovessero continuare ad alzarsi fino a 1,5 gradi, entro il 2100, la crescita sarebbe rallentata fra 0,04 e 0,13 punti percentuali, con una perdita fino a 9,5 punti di PIL a fine secolo.
I dati della Banca d’Italia analizzano la «Dinamica delle temperature e attività economica in Italia: un’analisi di lungo periodo» e ricorrono a modelli economici per valutare la relazione fra temperatura e crescita economica.
Di quanto scenderà il PIL con il riscaldamento globale
La temperatura in Italia nell’arco temporale di circa un secolo (dall’inizio del 1900 a oggi) è salita di due gradi.
Nell’ipotesi in cui la sensibilità del PIL pro capite all’incremento resti al livello medio stimato per il Novecento, sono stati calcolati i potenziali effetti al 2100 del riscaldamento atteso nei prossimi decenni.
Il risultato: «uno scenario di emissioni con aumenti di temperatura di +1,5°C al 2100 potrebbe frenare la crescita del PIL pro capite riducendone l’incremento annuo in un range tra 0,04 e 0,13 punti percentuali, fino a determinarne a fine secolo un livello tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto a quello che prevarrebbe se crescesse al suo trend storico».
Si tratta di stime peraltro ottimistiche: «superate determinate soglie gli effetti economici negativi del global warming possono risultare più marcati».
I settori a rischio e le contromisure
Non solo: la persistenza di temperature elevate sopra i 28 gradi influisce in modo particolarmente negativo. E’ un’evidenza che si è manifestata negli ultimi 20 anni del Novecento e ha inciso in particolare sul settore dell’agricoltura ma con effetti negativi registrati anche nell’industria e nei servizi.
Quando la frequenza di giorni con temperature oltre i 28 gradi sale del 2,4%, PIL e produttività sul lavoro calano tra lo 0,22 e lo 0,1% annuo.
L’analisi di impatto incorpora anche possibili adattamenti al global warming, come le innovazioni tecnologiche o il mutamento della composizione delle attività economiche verso produzioni con differente sensibilità al riscaldamento.