Diventa sempre più forte la frenata dei prestiti bancari in Italia. A giugno, secondo i dati ABI, i finanziamenti a imprese e famiglie sono scesi dell’1,5% rispetto a un anno prima, un risultato peggiore di quello di maggio quando avevano registrato un calo dell’1%.
La causa principale di questo rallentamento è certamente l’aumento dei tassi; tuttavia ha un suo peso anche il fatto che il percorso per ottenere un prestito in Italia sia pieno di ostacoli e che sia spesso complesso e dispendioso in termini di tempo.
Ne abbiamo parlato con Alessandro Fragapane, Country Manager italiano di Backbase, multinazionale olandese arrivata sul mercato italiano quest’anno presentando la propria piattaforma di engagement banking.
Quanto tempo serve in Italia per ottenere un prestito?
Il tempo medio per il processo tradizionale di richiesta di un prestito sui segmenti retail e PMI può durare anche diversi giorni a causa di errori e inefficienze nell’identificazione e presentazione dei documenti necessari; l’istruttoria e la valutazione del rischio possono poi durare anche qualche settimana, ritardando l’erogazione fino ad un tempo totale anche di un mese.Il digital lending semplifica la richiesta assistendo il cliente ad ogni passaggio, aiuta la banca a prendere decisioni più rapide e può ridurre il tempo totale a 24/48 ore.
Parliamo di quella forma di finanziamento che sfrutta la tecnologia digitale per semplificare e accelerare il processo di richiesta e approvazione del prestito.
Ma come si può realmente digitalizzare questo settore?
Secondo Fragapane, la maggior parte degli istituti finanziari si sta muovendo verso prodotti di credito digitali ma spesso si scontra con architetture obsolete che rendono il passaggio complicato sia dal punto di vista dell’esperienza cliente sia da quello delle operation della banca.
Secondo i nostri dati interni, circa il 30-40% degli sforzi alla base dell’origine del prestito vengono spesi per attività non fondamentali e automatizzabili anche in modalità autonomo. Solo con un focus lungimirante sulla trasformazione digitale, le istituzioni finanziarie possono rendere questo processo efficiente in termini di costi e sbloccare l’opportunità del prestito digitale.
Una soluzione la può offrire il mondo dell’engagement banking che può aiutare a definire la strategia più adeguata alle specifiche esigenze della banca (e quindi dei suoi clienti) partendo proprio dai punti deboli da modificare.
“Se, ad esempio, si riscontrasse un tasso di abbandono elevato per le richieste di prestito online – prosegue il manager – sarebbe essenziale valutare quanto contribuiscono a rendere scadente l’esperienza l’inserimento di dati ridondanti, l’invio manuale di documenti o i lunghi tempi di attesa”.
Il modo migliore per reinventare la user experience è attraverso una piattaforma di Engagement Banking, che possa occuparsi di ogni step, dalla prequalificazione fino alle rate di rimborso.
Passando a un modello basato su piattaforma, sarà possibile eliminare le ridondanze e le inefficienze, far crescere le conversioni e le entrate, ridurre i costi e aumentare l’efficienza. Il tutto completato da un focus sulla personalizzazione, sulla differenziazione e sulla fornitura di esperienze di credito studiate ad hoc per ogni cliente.”
Una user experience di qualità, d’altronde, è alla base della costruzione di relazioni solide con i propri clienti, e si alimenta mettendo a disposizione dell’interlocutore – azienda o privato che sia – le informazioni di cui ha bisogno, rendendolo partecipe di tutti gli step di cui si compone il suo processo e, di conseguenza, offrendogli un modo semplice e sicuro per comunicare con la propria banca.