Secondo l’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia, l’economia mondiale vacilla sotto i colpi dell’inflazione e del costo del denaro sempre più proibitivo. Cina e USA traballano ed in Europa le principali economie risentono del freno a mano tirato dalle imprese del Manifatturiero, la cui prudenza negli investimenti contribuisce anche a ridurre le prospettive di crescita del commercio internazionale.
Il quadro macro-economico continua dunque ad essere segnato da forte incertezza con stime di crescita orientate al ribasso, con le stime sull’inflazione che collocano il traguardo del 2% al 2025.
Vediamo in dettaglio i singoli indicatori.
Scendono prezzi al consumo e inflazione
Va meglio sul fronte dell’inflazione, anche se quella di fondo stenta a scendere. Le stime sono comunque mediamente ottimistiche, visto che già in primavera si sono registrati i primi cali dell’inflazione per i beni alimentari ed industriali non energetici ed a giugno anche per i servizi. Le previsioni Bankitalia, pertanto, vedono ancora in leggera riduzione la pressione del caro prezzi su famiglie e imprese.
Inflazione al 2% del 2025
In generale, l’inflazione è vista ancora molto elevata per quest’anno ma in calo marcato nel prossimo biennio. L’inflazione è vista al 6% di media per quest’anno e al 2,3 nel 2024per poi arrivare alla soglia del 2% nel 2025. L’inflazione di fondo è attesa al 4,5% nella media del 2023 in corso, raggiungendo il 2% a fine triennio.
Frena la crescita del PIL
In Italia, dopo il primo trimestre dell’anno, nel secondo quarto 2023 si è registrato un forte indebolimento sia sul fronte industriale sia su quello dei consumi, con gli investimenti frenati dalle condizioni di finanziamento divenute più rigide.
Tra febbraio e maggio sono diminuiti i prestiti ai privati e sono aumentati i prestiti che presentano ritardi nei pagamenti.
Il PIL nel triennio 2023-25
Nello scenario di base, la crescita del PIL si colloca all’1,3% per quest’anno, allo 0,9 nel 2024 e all’1,0 nel 2025. A pesare sono le restrizioni di politica monetaria che fanno crescere il costo del denaro e indeboliscono gli scambi commerciali internazionale. Anche gli investimenti sono visti in rallentamento, solo in parte trainati dai progetti del PNRR.
Tengono occupazione, salari e profitti
I dati sull’occupazione mantengono performance positive, superando nel secondo trimestre valori pre-pandemici, con la disoccupazione sotto all’8%. La dinamica salariale è risultata favorita dai rinnovi contrattuali nel pubblico impiego e dalle rivalutazioni dovute alle clausole di indicizzazione di alcuni comparti industriali.
I margini di profitto sono in positivo nella manifattura, ancora indietro nelle costruzioni e nei servizi.