Dopo le anticipazioni del Vicepremier Matteo Salvini sui lavori presso il Ministero del Tesoro per dilazionare le rate ddei mutui variabili, arriva oggi la conferma del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel suo discorso all’assemblea 2023 dell’ABI:
è indispensabile e urgente l’allungamento della durata dei mutui a tasso variabile: l’impatto delle rate è talvolta insostenibile per le famiglie.
«Su richiesta, le banche possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe», ha risposto prontamente Antonio Patuelli, presidente dell’associazione, in risposta alle recenti proposte di Governo a tutela delle famiglie alle prese con il caro-rata.
Con l’aumento degli interessi sui mutui, infatti, il Governo sta valutando misure ad ho da inserire in Legge di Bilancio 2024 come quella già prevista per la surroga obbligatoria da mutuo variabile a fisso. Lo ha anticipato nei giorni scorsi la premier, Giorgia Meloni:
Sui mutui dobbiamo fare di più, ne sto discutendo col ministro dell’Economia. È una di quelle materie su cui l’impegno del governo deve essere quotidiano.
Nel frattempo il bollettino della BCE attesta che il costo dei prestiti a famiglie e imprese continua a risentire dell’impennata dei tassi. E l’ABI spiega come funziona l’applicazione dei tassi sui conti e le regole per chi non è in regola con i pagamenti.
L’ABI spiega le regole su tassi e mutui
Per chi non è in regola con le scadenze, ha spiegato Patuanelli, le banche sono costrette ad applicare le regole EBA, peraltro giudicate «troppo stringenti», motivo per cui già da tempo l’ABI ne ha chiesto la modifica.
Per quanto riguarda invece i tassi d’interesse con cui sono remunerati i conti correnti, Patuanelli – in risposta alle recenti osservazioni sul costo dei tassi attivi (i rendimenti offerti) rispetto a quelli sui rifinanziamenti (i tassi da pagare) – ha dichiarato che: «le banche in Italia non hanno mai applicato tassi negativi sui depositi e remunerano i risparmiatori con condizioni di mercato competitive, proponendo ai risparmiatori investimenti per la liquidità a medio e lungo termine».
Aumento dei tassi su mutui e prestiti
Ad ogni modo, resta il fatto che i tassi sui finanziamenti hanno raggiunto (dati di aprile) il livello più elevato da oltre dieci anni, toccando il 4,4% per i prestiti alle imprese e il 3,4% per i mutui ipotecari.
Secondo le stime FABI , nel corso dell’anno il tasso fisso è destinato a raddoppiare, mentre per il tasso variabile il “rimborso” mensile dovrebbe salire del 60-70%. In soldoni, per un mutuo a tasso fisso da 200mila euro di 25 anni (il tasso medio applicato dalle banche potrebbe essere superiore al 6%), la rata mensile sarà di 1.341 euro, un prestito da 100mila euro, sempre su 25 anni, col tasso al 5,6%, vedrà una rata mensile di 627 euro.
=> Tassi alti sui mutui e bassi su conti correnti e depositi, analisi FABI
Questi sono i livelli per chi accende ora un mutuo a tasso fisso, ovviamente, per i prestiti sulla casa già in essere il tasso fisso protegge dalle oscillazione del costo del denaro. Che, invece, si riflettono su quelli a tasso variabile, con aumenti fino al 75%.
Misure in Manovra 2024
E siamo alle proposte di Governo per calmierare il caro rata. Non ci sono per ora ulteriori indicazioni da parte della premier e dell’esecutivo su quali siano le misure allo studio per la tutela delle famiglie contro l’aumento continuo degli interessi applicati mutui, potenzialmente da inserire nella Manovra 2024.
Nella Legge di Bilancio 2023, lo ricordiamo, era già stata prevista la possibilità di rimodulare mutui di importo fino a 200mila euro, esclusivamente per famiglie con ISEE fino a 35 mila euro, chiedendo di passare dal tasso variabile al tasso fisso oppure rinegoziando il piano di rimborso per un periodo massimo di cinque anni.
Rialzo tassi BCE anche a luglio
Nel mese di giugno, intanto, la Banca Centrale Europea (BCE) ha nuovamente alzato i tassi di 25 punti base, proseguendo nella linea di stretta monetaria intrapresa nell’estate scorso.
E la presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, ha già annunciato che ci sarà un nuovo rialzo del costo del denaro a fine luglio. Il motivo è sempre lo stesso: contenere l’inflazione, con l’obiettivo di riportarla gradualmente sotto la soglia del 2%.
Una scelta che Meloni non condivide, ritenendo che «la cura si riveli più dannosa della malattia». Ovvero, che arresti la crescita, o addirittura porti a una fase di recessione. Per la verità, non attualmente prevista dalle stime sull’Italia, ma reale invece in altri paesi Ue, come la Germania.