L’export continuerà a crescere ma, in considerazione delle incertezze economiche, le imprese sono prudenti sia sulle stime per l’intero 2023 sia sull’eventualità di esplorare nuovi mercati. Il contesto in Italia non è comunque negativo, con il primo trimestre che è andato meglio del previsto pur in un contesto di alta inflazione e perdita del potere d’acquisto dei salari risalgono i consumi privati.
I margini delle imprese sono migliorati nel 2022, e offrono un cuscinetto nell’attuale scenario di stretta monetaria e aumento del costo dei prestiti. Tuttavia, ci sono le incognite legate al PNRR, la cui attuazione è in forte ritardo, e in generale all’andamento dell’economia nel corso dell’anno.
Sono elementi contenuti nel report di Allianz Trade, “L’Italia delle imprese 2023”, nel quale sono contenuti anche i risultati di un sondaggio globale realizzato su un panel di sette paesi per misurare l’andamento e il sentiment rispetto alle esportazioni.
Esportazioni a un bivio
In base alle risposte di top manager di 3mila aziende di Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Polonia, scende il numero di aziende positive sull’andamento dell’export, pari al 70% nel 2023, dall’80% dell’anno scorso e dal 94% di prima dell’inizio della guerra in Ucraina.
Un’impresa su due prevede un moderato aumento del fatturato, compreso tra il 2% e il 5%, rispetto alla crescita a doppia cifra registrata nel 2022. Fra l’altro l’Italia, insieme ad altri paesi colpiti dalla crisi energetica, è fra i meno ottimisti.
Perimetro export
Uno dei risultati di questo contesto improntato alla prudenza è che le imprese sono meno propense ad esplorare nuovi mercati, preferendo consolidare la propria presenza su quelli in cui sono già presenti.
Un’azienda italiana su due intende esplorare nuovi mercati nel 2023, pur lamentando il rischio di un gap informativo rispetto a destinazioni internazionali e segnalando la necessità di formazione adeguata per gli operatori.
Dopo lo shock del 2022, i rischi legati alle catene di approvvigionamento rimangono una delle principali preoccupazioni. I tempi di consegna e i costi del trasporto sono stati citati da tre imprese su quattro tra tutti i rispondenti al sondaggio con un impatto moderato o significativo sul commercio anche nel 2023. Infine, la digitalizzazione diventa uno dei principali strumenti per far fronte alle sfide di business.
Insolvenze, freno di business
Un punto critico è rappresentano dalle insolvenze delle imprese. Nel primo trimestre dell’anno sono aumentate del 7% a livello congiunturale, dopo il +23% del quarto trimestre 2022. In realtà l’Italia rappresenta un’eccezione positiva rispetta agli altri paesi, con un livello basso e prolungato di insolvenze, ma Allianz Trade prevede un aumento delle insolvenze delle imprese del 24%, a 8mila 900 casi nel 2023 e di un ulteriore 10% nel 2024.
I settori più colpiti sono il manifatturiero (+59 casi per l’anno in corso), i servizi amministrativi (+34) e il commercio (+22). Sempre il commercio, insieme alle costruzioni e al settore manifatturiero sono in testa per aumento annuale. Al contrario, l’edilizia, il settore della logistica e l’ospitalità mostrano ancora una buona tenuta in termini di fallimenti aziendali.
Un’interessante considerazione riguarda i metodi di pagamento, che vedono un’ascesa della formula del Buy Now Pay Later (BNPL) anche fra le imprese. In realtà, la rimessa diretta rimane il metodo di pagamento preferito per le vendite, ma l’aumento del costo del denaro stimola soluzioni di saldo differito, che indirettamente finanzia le esportazioni. Soprattutto nel Regno Unito e in Francia, dove questa formula è la terza fonte dopo contante e prestiti bancari.
Le prospettive future
Infine, il quadro macroeconomico di contesto. La crescita del primo trimestre in Italia è superiore alla media Ue, i consumi privati ritornano a crescere e contribuiscono per 0,3 punti percentuali alla crescita trimestrale, mentre gli investimenti, ancora resilienti, contribuiscono per 0,2 punti.
I fattori critici come detto restano inflazione, incertezze, e stretta monetaria. Grande attenzione degli osservatori sul PNRR, e sul modo in cui verranno rivisti gli investimenti in considerazione dei ritardi attuativi e delle modifiche chieste a Bruxelles.