Nonostante il rallentamento della crescita dei prezzi, la differenza tra dinamica dell’inflazione (IPCA) e retribuzioni contrattuali è superiore ai sette punti percentuali nel primo trimestre 2023: lo ha segnalato l’Istat, nella stima flash sui sulle retribuzioni contrattuali nei contratti italiani.
Nel trimestre gennaio-marzo, la retribuzione oraria media è cresciuta del 2,2% nei CCNL rispetto allo stesso periodo 2022 (+0,1% a marzo rispetto al mese precedente).
L’aumento tendenziale è stato dell’1,4% per i dipendenti dell’industria, dello 0,9% per quelli dei servizi privati e del 4,9% per i lavoratori della Pubblica Amministrazione.
Il traino alla crescita (comunque contenuta) delle retribuzioni contrattuali, è dunque dato dai rinnovi del comparto pubblico per il triennio 2019-2021, mentre nel comparto industriale la modesta dinamica retributiva è dovuta a incrementi molto limitati.
Nel settore dei servizi, la contenuta crescita salariale è legata al fatto che più della metà dei dipendenti è ancora in attesa del rinnovo del CCNL, motivo per cui la crescita salariale risulta contenuta.