Nel rapporto della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria 2023, si analizza anche la qualità del credito alle imprese, che «si mantiene ancora su livelli storicamente alti, ma mostra primi segnali di peggioramento, in particolare nei settori della manifattura e delle costruzioni».
Anche il Centro Studi Confindustria rileva come il costo del credito per le imprese italiane abbia superato il 3,55% con il 44,3% delle imprese industriali che ormai ottiene credito solo a condizioni più onerose.
Imprese più vulnerabili
A fronte di una domanda invariata, la crescita dei prestiti alle imprese risulta in negativo, con un calo che ha coinvolto le imprese più rischiose e di minori dimensioni.
In generale, la situazione finanziaria delle imprese risente del peggioramento macroeconomico e dei tassi di interesse in continuo aumento che non aiutano a recuperare fiducia e allentare la morsa del credit crunch.
Impatto negativo anche sull’indice di solvibilità medio delle compagnie italiane, che fra giugno e dicembre del 2022 è passato dal 257 al 249%:
la flessione è stata guidata dall’incremento del requisito patrimoniale, riconducibile all’aumentata esposizione ai rischi di tasso di interesse e di estinzione anticipata dei contratti vita.
Banche ancora solide
Le condizioni del sistema bancario italiano restano dunque complessivamente buone:
la qualità degli attivi non mostra segnali di peggioramento e la redditività è migliorata, favorita dall’aumento del margine di interesse. Pur in presenza di una flessione dei depositi della clientela, il profilo di liquidità si mantiene equilibrato.
L’incertezza geopolitica internazionale condiziona ovviamente il quadro generale e le prospettive future, ma come si è visto nei recenti casi internazionali, l’impatto delle tensioni sui mercati bancari internazionali dovute ad alcune crisi bancarie, è stato del tutto contenuto.