Entro i primi di maggio è atteso il Decreto Lavoro, con il nuovo taglio del cuneo fiscale annunciato dal Governo per redditi medio-bassi da qui a fine dicembre; dovrebbe essere pari ad almeno un altro punto percentuale di esonero INPS in busta paga, portando lo sconto contributivo per i dipendenti del privato fino al 3-4%, corrispondente ad un aumento dello stipendio netto stimato dalla Banca d’Italia in 200 euro l’anno di media.
Aumento stipendi: per quali settori
Si tratta dei 3 miliardi di euro che si ricavano dalla differenza fra deficit programmatico e deficit stimato dal Governo nel DEF, destinati a finanziare un nuovo sconto contributivo in busta paga per i dipendenti del settore privato. La misura sarà inserita nel Decreto Lavoro di imminente approvazione, ma che richiede prima il disco verde del Parlamento sull’utilizzo di queste risorse (essendo una misura finanziata a deficit).
Decreto Lavoro: non solo bonus busta paga
Secondo le anticipazioni del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il Decreto Lavoro (con il nuovo bonus in busta paga) sarà pronto tra fine aprile e inizi di maggio, festività permettendo.
A quel punto avremo maggiori certezze sia sulle misure in arrivo (oltre all’aumento di stipendio, è attesa la riforma del Reddito di Cittadinanza e novità sui contratti a termine, l’Assegno unico per i figli e flessibilità in uscita).
Anticipazioni sul nuovo esonero INPS
Nel frattempo, si può ragionare sulle anticipazioni sull’aumento di stipendio netto dovuto al nuovo taglio temporaneo del cuneo fiscale, da maggio a dicembre 2023.
I ministri del Lavoro, Marina Calderone, e dell’Impresa e Made in Italy, Adolfo Urso, hanno parlato nei giorni scorsi di un esonero INPS pari ad un ulteriore 1%. Giorgetti si è mostrato perfino più ottimista: «Calcoliamo bene, magari anche due punti per qualcuno». Quindi, non si può escludere che ci sia una differenziazione fra redditi, ad esempio 2% fino a 25mila euro l’anno e 1% tra 25mila e 35mila euro.
Nel frattempo, arrivano le prime simulazioni sull’impatto che il taglio avrebbe sulle buste paga dei dipendenti (basate sull’ipotesi di riduzione di un punto percentuale fino a 35mila euro di reddito annuo).
Calcoli sull’impatto in busta paga
Il Governo prosegue sulla strada della riduzione del cuneo già intrapresa con la Legge di Bilancio, che ha ridotto di tre punti percentuali il costo del lavoro per le retribuzioni fino a 25mila euro e di due punti percentuali il cuneo per i redditi da 25mila a 35mila euro.
Un’ulteriore riduzione di un punto, per ipotesi, porterebbe il taglio totale delle trattenute previdenziali al 4% per redditi fino a 25mila euro e al 3% fino a 35mila euro. Significa un aumento dello stipendio netto mensile da qui a fine dicembre 2023.
Secondo i calcoli della Banca d’Italia, presentati nell’audizione parlamentare sul DEF, «gli individui interessati godrebbero di un aumento del reddito disponibile poco inferiore ai 200 euro nell’anno in media».
Secondo i calcoli realizzati per Il Messaggero dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti, l’aumento partirebbe da 10 euro al mese per redditi lordi fino a 15mila euro e salirebbe progressivamente fino a 16 euro in più per le RAL da 35mila euro.
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Per un dipendente con RAL da 15mila euro vorrebbe dire sommare agli attuali 30 euro scarsi di maggiore risparmio al mese oggi fruito altri 10 euro circa, arrivando in tutto a poco meno di 40 euro al mese netti in busta paga in più rispetto alla trattenuta ordinaria. Con un reddito di 35mila euro lordi si arriverebbe a circa 50 euro totali fino a fine 2023.
Si tratta comunque di mere ipotesi mancando ancor un testo di legge, anche in considerazione delle molteplici ipotesi allo studio.