Sebbene il biennio 2021-2022 abbia portato l’Italia a essere l’economia con la maggiore crescita dell’area G7, non mancano le preoccupazioni relative all’inflazione, alla guerra e all’aumento dei tassi di interesse.
Ad affermarlo è la ricerca effettuata dal team di ricercatori di I-AER, in collaborazione con Aida Partners PR, basata su un campione di 531 PMI attive su tutto il territorio nazionale.
Sono proprio le piccole e medie imprese a mostrare non poche perplessità in merito al DEF e al PNRR, afferma il Professor Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AER:
Da troppo tempo le aziende attendono misure più decise sul cuneo fiscale per stimolare competitività e sviluppo. Richieste parzialmente inascoltate anche dal Governo Meloni.
Sono 7 su 10 gli imprenditori che ritengono ad esempio insoddisfacente il taglio al costo del lavoro proposto dal DEF e che invece auspicavano un intervento più incisivo da parte dell’esecutivo, soprattutto se si tiene conto che sono proprio le aziende a sostenere per due terzi i costi derivanti dal cuneo fiscale. Anche in tema di PNRR, le imprese coinvolte nell’indagine si dicono fortemente disorientate.
Per 9 titolari d’impresa su 10 non ci sono stati benefici reali derivanti dal Recovery Plan.
Questo dato è certamente influenzato dal fatto che oltre l’85% degli adempimenti legati al PNRR è in sospeso, con evidenti problemi di messa in opera dovuti a criticità procedurali che caratterizzano il nostro sistema.
Ciononostante, le aziende continuano a mantenere una forte capacità di reazione, testimoniata anche da una rinnovata propensione agli investimenti, ricorda Papa, tanto che 64 aziende su 100 intendono rivedere verso l’alto i target di spesa preventivati, segno di una ritrovata fiducia rispetto ai trend riscontrati tra la fine del 2022 e i primi due mesi dell’anno in corso.