Oneri finanziari triplicati per le imprese: con l’aumento dei tassi della BCE, nel 2023 gli interessi da restituire sono 15 miliardi in più: è quanto stima Studio Temporary Manager, secondo un’analisi condotta in base all’elaborazione dell’Ufficio Studi CGIA su dati Banca d’Italia e considerando un tasso medio di affidamenti al 4,7% (dati ABI di febbraio 2023).
Nel 2023, il tasso medio di sconto ha raggiunto circa il 3,5% (dopo l’ultimo aumento dei tassi a marzo), per una esposizione debitoria delle imprese italiane di quasi 750 miliardi, che si traduce in una stima di circa 35 miliardi di euro da pagare per gli interessi su finanziamenti, mutui e leasing, con un incremento di 15 miliardi rispetto al 2022.
Un impatto pesante soprattutto per molte tipiche PMI italiane: piccole, con scarsa capitalizzazione e un frequente ricorso al canale creditizio tradizionale, ossia quello dei classici prestiti e dei finanziamenti, compresi quelli agevolati da misure di incentivazione pubblica.
Secondo l’analisi, le regioni più penalizzate saranno Lombardia (1o miliardi di interessi totali da pagare), Lazio ed Emilia-Romagna (3,7 miliardi di interessi), Veneto (3,5 miliardi) e Piemonte (2,5 miliardi).
Si tratta in molti casi di linee di credito legate a progetti d’innovazione, che pertanto potrebbero subire una battuta d’arresto per evitare l’erosione dei margini.
Con lo stesso obiettivo, le imprese con maggiori difficoltà si troveranno a ridurre drasticamente i costi di produzione con un duplice rovescio della medaglia, che va dunque a scapito tanto dei bilanci aziendali quanto dell’economia reale del Paese e delle sue prospettiva di crescita.