Nuovo strumento per medici di famiglia e pediatri di libera scelta che hanno l’età per la pensione: si chiama APP (Anticipo Prestazione Previdenziale) e consente di chiedere un part-time con riduzione d’orario fino al 70%, riparametrando lo stipendio al nuovo orario di lavoro ma incominciando anche a prendere la pensione in anticipo.
Questa opzione si può esercitare solo se si viene affiancati da un collega più giovane, che si farà carico dell’attività lasciata scoperta, percependo la relativa retribuzione e ottenendo subito una convenzione a tempo indeterminato.
Come funziona APP
APP si rivolge ai medici che hanno già maturato i requisiti per la pensione, quindi non ci sono penalizzazioni in questo senso. Gli interessati possono entrare nell’area riservata del sito ENPAM, visitando la pagina Anticipo della Prestazione Previdenziale, e chiedere la certificazione dei requisiti per la pensione. Poi, devono presentare questo documento alla propria azienda sanitaria, unitamente a un modulo che cambia a seconda del caso.
- I medici di famiglia presentano il modulo B pubblicato sul portale Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati) scaricabile qui;
- I pediatri presentano il modulo A, disponibile qui.
- I giovani medici che vogliono candidarsi per affiancare i colleghi più anziani, devono presentare domanda compilando il modello C (Domanda di ammissione alla procedura di ricambio generazionale – APP) presente nelle stesse pagine del sito Sisac.
Tutti questi adempimenti vanno effettuati entro il 30 aprile 2023.
Ricambio generazionale al contrario
L’anticipo della prestazione previdenziale è uno strumento che ENPAM aveva messo a punto già nel 2015, ma che è stato approvato dai ministeri solo nel febbraio scorso. Era stato pensato «per incentivare il ricambio generazionale negli studi medici – spiega il presidente dell’ente previdenziale Alberto Oliveti –, mentre ora può essere uno strumento concreto per fronteggiare la carenza di nuove leve».
Le carenze della medicina territoriale sono state evidenziate negli anni scorsi dall’emergenza Covid ma riguardano anche la gestione dell’ordinaria attività. Il punto è che il numero di giovani titolati a entrare in convenzione è «largamente inferiore al numero dei pensionamenti previsti nei prossimi anni, e milioni di cittadini rischiano di trovarsi senza un medico di propria scelta. Nel frattempo speriamo che lo Stato e le Regioni moltiplichino le borse di formazione in medicina generale e di specializzazione in pediatria».
In base ai dati ENPAM di fine 2021, più della metà dei medici di famiglia, di continuità assistenziale e dei pediatri di libera scelta ha oltre 60 anni di età. Si stima che il numero dei giovani formati o avviati finora alla formazione sarebbe sufficiente per coprire solo il 50% dei posti.
Una sorta di problema di ricambio generazionale al contrario. Al quale, segnala Oliveti, si aggiunge un tema «salariale e di sostenibilità previdenziale: la cattiva programmazione nazionale, infatti, a causa dei troppi pensionamenti e dei pochi rimpiazzi rischia di portare alla cancellazione di posti di lavoro, con riduzione del monte compensi nel settore della medicina generale. Questo significa che nei prossimi anni rischiano di entrare contributi previdenziali insufficienti per pagare le pensioni previste».
A questo proposito ricordiamo che nel Milleproroghe c’è una norma che consente ai medici convenzionati di restare al lavoro fino a 72 anni, approvata proprio per far fronte al rischio di non riuscire più a fronteggiare gli attuali livelli di assistenza. La scelta è opzionale (il medico non è obbligato a restare al lavoro fino a 72, ma può scegliere di farlo), è prevista fino al 2026, ed è riservata alle ASL in cui non ci sia personale medico convenzionato collocabile. Riguarda anche addetti ai servizi di continuità assistenziale, emergenza territoriale e medicina dei servizi, e specialisti ambulatoriali convenzionati.