Come il PIL italiano, anche il fatturato delle imprese nel 2022 è cresciuto, ma le tensioni macroeconomiche, il caro energia e l’inflazione hanno agito sui margini, peggiorati dalla contrazione della domanda: sono le principali evidenze di uno studio effettuato da I-AER (Institute of Applied Economic Research), su un campione di aziende italiane.
La grande maggioranza, 8 su 10, ha registrato performance commerciali molto superiori al 2021: in media c’è una crescita dei ricavi del 18,3%. E, sottolinea Fabio Papa, docente di economia e fondatore di I-AER ci sono imprese che hanno raddoppiato il fatturato. La crescita del fatturato «è visibile in modo indipendente dal settore analizzato ed è riconducibile all’enorme sforzo imprenditoriale che le aziende italiane hanno effettuato nel biennio 21-22».
Ma sul fronte della marginalità ci sono dei problemi. In primis l’inflazione. Sette aziende su dieci dichiarano di essere fortemente preoccupate per le conseguenze generate dal rincaro dei prezzi alla base della stretta monetaria delle banche centrali, che ha conseguenze sull’accesso al credito e sul costo dei finanziamenti.
Questi elementi, uniti al calo della redditività che si è registrato nel 2022, giustificano una ridotta propensione agli investimenti, considerati troppo onerosi da sostenere a causa dell’innalzamento dei tassi di interesse. Tale sentiment è presente in oltre un terzo del campione intervistato».
Il 2023 è poi iniziato all’insegna di un calo generalizzato della domanda. Già a partire dal quarto trimestre 2022 si è verificato un rallentamento, soprattutto nella produzione e nei servizi, con effetti importanti non solo sul fatturato ma anche sulla redditività delle imprese. E il fenomeno si è amplificato nel primo trimestre 2023.
I dati I-AER mostrano una evidente contrazione degli ordinativi per sei imprese su dieci, con il 40% delle imprese intervistate che subirà perdite economiche nei primi tre mesi dell’anno.
Ci sono però imprese che continuano ad andar bene, e fra queste il report individua tre macro-tipologie ben precise:
- aziende operanti su clientela di fascia medio-alta;
- imprese che hanno un livello di internazionalizzazione del fatturato superiore al 70%;
- aziende iper-localizzate ed altamente dinamiche su pratiche di sviluppo commerciale.
«Le società che sono dotate di una chiara strategia di sviluppo sono sostanzialmente più resilienti e in grado di contrastare l’incertezza che caratterizzerà anche l’anno in corso, periodo nel quale ci dovremo aspettare nuovi rincari dei tassi di interesse e una domanda singhiozzante almeno fino al terzo trimestre 2023».