La prima domanda che si pone un freelance che per la prima volta effettua una prestazione lavorativa per un committente è se avviare la propria attività come prestazione occasionale o se aprire partita IVA. Il nostro ordinamento offre a seconda della situazione, varie opzioni: chi si approccia a questo mondo deve dunque considerare una serie di aspetti importanti, in primis quello normativi e fiscali.
Quale conviene di più? Per capirlo, cerchiamo di far luce su regole, costi e benefici a confronto.
Prestazioni occasionali: quali sono?
Il contratto di prestazione occasionale è quello mediante il quale un utilizzatore acquisisce con modalità semplificate prestazioni di lavoro occasionali o saltuarie di ridotta entità, entro dei limiti. E’ il Decreto Legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con modificazioni in Legge 21 giugno 2017, n. 96, a disciplinare le prestazioni occasionali all’art. 54 bis.
Il contratto di prestazione occasionale è rivolto a diverse categorie di utilizzatori come:
- professionisti,
- lavoratori autonomi,
- imprenditori,
- associazioni,
- fondazioni
- altri enti di natura privata,
- imprese agricole,
- pubbliche amministrazioni,
- enti locali,
- aziende alberghiere
- strutture ricettive del settore turismo, onlus e associazioni che possono acquisire prestazioni di lavoro attraverso contratti di prestazione occasionale, per attività lavorative sporadiche e saltuarie, nel rispetto dei limiti economici previsti dalla norma.
Il ricorso al contratto di prestazione occasionale è vietato nel caso di:
- utilizzatori che hanno alle proprie dipendenze più di 5 lavoratori subordinati a tempo indeterminato, ad eccezione delle aziende alberghiere e delle strutture ricettive che operano nel settore del turismo che hanno alle proprie dipendenze fino a 8 lavoratori per le attività lavorative rese dai pensionati, giovani con meno di 25 anni di età, disoccupati, percettori di prestazioni integrative del salario, di reddito di inclusione (REI), ovvero di altre prestazioni di sostegno del reddito.
- imprese del settore agricolo, salvo che per le attività lavorative rese dai pensionati, giovani con meno di 25 anni di età, disoccupati, percettori di prestazioni integrative del salario, di reddito di inclusione (REI) ovvero di altre prestazioni di sostegno del reddito;
- imprese dell’edilizia e di settori affini, delle imprese esercenti l’attività di escavazione o lavorazione di materiale lapideo, delle imprese del settore delle miniere, cave e torbiere.
Entro quale soglia di reddito è prestazione occasionale?
Le prestazioni di lavoro occasionale sono le attività lavorative che danno luogo nel corso di un anno civile (1° gennaio – 31 dicembre) per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro.
Per l’utilizzatore (il committente, datore di lavoro), il limite 2023 per il ricorso alle prestazioni occasionali è aumentato a 10mila euro. Qualora non vengano rispettati né il limite economico annuale complessivo né quello di 2.500 euro in favore del medesimo utilizzatore, oppure la durata complessiva della prestazione nell’arco dello stesso anno civile (salvo che per le pubbliche amministrazioni), il contratto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato.
Prestazione occasionale: quali costi prevede?
Dal punto di vista fiscale c’è da sottolineare che i compensi per prestazioni di lavoro autonomo corrisposti, a qualunque titolo, ad artisti e professionisti sono soggetti a ritenuta d’acconto. Per i redditi di lavoro autonomo corrisposti a soggetti residenti, la ritenuta effettuata a titolo d’acconto è pari al 20%, ma ci sono diverse aliquote a seconda del tipo di reddito.
Tipo di reddito | Aliquota ritenuta | Base imponibile |
Compensi per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale | 20% a titolo d’acconto | 100% |
Compensi per cessione diritti d’autore da parte dello stesso autore: | ||
soggetti di età superiore a 35 anni | 20% a titolo d’acconto | 75% |
soggetti di età inferiore a 35 anni | 20% a titolo d’acconto | 60% |
Compensi per l’assunzione di obblighi di fare, non fare e permettere | 20% a titolo d’acconto | 100% |
Compensi ad associati in partecipazione che apportano solo lavoro | 20% a titolo d’acconto | 100% |
Partecipazione agli utili di soci fondatori o promotori | 20% a titolo d’acconto | 100% |
Compensi di qualsiasi natura per prestazioni di lavoro autonomo anche occasionale corrisposti a soggetti non residenti | 30% a titolo d’imposta | 100% |
Compensi per cessione di opere d’ingegno, brevetti industriali, marchi d’impresa, formule, ecc. corrisposti a soggetti non residenti | 30% a titolo d’imposta | 100% |
Dal punto di vista previdenziale, quando si supera la soglia dei 5.000 euro lordi di reddito percepito attraverso prestazioni occasionali, scatta l’obbligo contributivo, nel senso che occorre iscriversi all’INPS. Sotto tale soglia, il lavoratore non deve versare alcun contributo previdenziale. Superati i 5.000 euro, il lavoratore è tenuto a pagare anche i contributi INPS iscrivendosi alla Gestione Separata.
I contributi da versare saranno dovuti solo sulla parte eccedente i 5.000 euro e non sul totale delle prestazioni occasionali. Il lavoratore occasionale comunicare al datore di lavoro il superamento della soglia dei 5.000 euro e quest’ultimo dovrà iscrivere il lavoratore alla gestione separata INPS e versare i contributi, che sono ⅓ a carico del lavoratore e ⅔ a carico del committente.
Come funziona la partita IVA?
Il primo passo per avviare un’attività da lavoratore autonomo o come ditta individuale è aprire partita IVA. Ci sono dei soggetti obbligati ad aprire partita IVA intese come ditte individuali come gli artigiani quando viene svolta un’attività manuale o professionale in modo artigianale e i commercianti se l’attività viene svolta acquistando merci, poi rivendute (al dettaglio, online, etc.).
Per aprire partita IVA si deve comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio dell’attività entro 30 giorni, con apposita dichiarazione su modello AA9/12 (per ditte individuali e lavoratori autonomi) o modello AA7/10 (soggetti diversi dalle persone fisiche) nei quali va indicato il codice ATECO della propria attività.
A differenza della prestazione occasionale, ci sono poi dei costi da sostenere per chi volesse aprire una partita IVA. Già questo è il primo importante aspetto da considerare per chi sta valutando se lavorare fatturando o svolgendo prestazione occasionale.
=> Dipendente a Partita IVA: quando è possibile e con quali adempimenti
Quanto costa tenere una partita IVA?
Oltre ai costi di apertura, la spesa periodica per mantenere la partita IVA è quella del commercialista e poi ci sono le tasse e i contributi previdenziali, che cambiano in base alla tipologia di attività e partita IVA aperte.
In termini di regime fiscale, si può optare tra regime ordinario e regime forfettario che è quello di favore visto che consente di mettersi in proprio senza nessun versamento IRPEF o IRAP e nessuna ritenuta alla fonte a titolo di acconto, né tenuta dei libri contabili e fiscali. Chi vi accede per la prima volta e rispetta le condizioni richieste, può avviare un’attività pagando solo il 5% di tasse anziché 15%. Dal 2023 tale regime è stato esteso fino al limite di fatturato di 85mila euro nell’anno d’imposta precedente, previa autorizzazione UE)
Quando conviene la partita IVA e quando la prestazione occasionale?
Per capire se conviene aprire la partita Iva o svolgere prestazione occasionale si deve innanzitutto valutare l’attività che si dovrà compiere.
Nel caso in cui l’attività lavorativa svolta dovesse essere saltuaria, il regime più conveniente è senza dubbio la prestazione occasionale. Se si vuole quindi esercitare un’attività nel rispetto di certi limiti, allora si può benissimo operare come lavoratore occasionale. Se invece l’attività si svolge con una certa frequenza, con professionalità e in modo organizzato e se rappresenta una fonte di reddito importante, allora sorge l’obbligo di apertura di una partita IVA.